amore amaro 1974 (1/6)

lisa gastoni, leonar mann
FLORESTANO VANCINI

[@antoniocolonna8199]

Grande film e grande prova di attori! Non lo rivedevo da quando uscì, a metà degli anni '70, né sapevo ancora l'importanza di un regista fuoriclasse come Vancini. Cinema italiano d'altri tempi, che s'interfacciava con la grande letteratura, senza complessi d'inferiorità tra arti "maggiori" o "minori". Vancini era uno dei grandi maestri in tal senso, anche se oggi lo guardano in pochi: qui riprende il tema della lacerazione degli affetti, operata dalle grandi tragedie storiche, come già nella sua bellissima opera prima “La lunga notte del '43”, ispirata a un racconto di Bassani, come questo film è ispirato invece a un romanzo di Bernari, altro grande scrittore novecentesco (oggi un po' dimenticato). Grazie per aver recuperato questo capolavoro, oggi pressoché introvabile purtroppo, e che invece è una lezione di cinema, non inferiore a “Come eravamo” o ad “Amarcord” (francamente anzi, preferisco il rigore storico-sociale di Vancini alle compiaciute fantasmagorie di Fellini)!

[@antoniocolonna8199]

Se non ti è ancora capitato, ti consiglierei di vedere (e magari anche di postare) alcuni altri imperdibili capolavori vanciniani, quali: 1) “Le stagioni del nostro amore”; 2) “Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”, che è come dire “Il Gattopardo” visto dalla parte delle classi povere siciliane; 3) “Il delitto Matteotti”, prototipo di tanti films storico-politici, realizzato con rigore incredibile (oggi ci si stupisce del Favino-fotocopia di Craxi, ma lì c'erano le fotocopie di Moschin-Turati, Cucciolla-Gramsci e Adorf-Mussolini, un po' meno Franco Nero che aveva la fierezza di Matteotti, ma era certo più avvenente!); 4) “La violenza: quinto potere”, film capostipite di tutta una serie di altri films, filmetti o fiction sulla mafia (come “La piovra”, ecc.), lucidissimo nel mettere a nudo già allora, negli anni '70, i rapporti tra politica, crimine organizzato e magistratura, sempre col suo attore-icona Enrico Maria Salerno, altro mostro sacro attoriale ingiustamente dimenticato!

[@lorenzomarchi6635]

Non è vero che è introvabile. C'è in dvd. Tuttavia ho letto una recensione dove si dice che nel suddetto dvd mancherebbe una scena di nudo della Gastoni a letto con Mann. Premetto che non so se in questo film postato c'è oppure no perché non l'ho ancora visto.

[@antoniocolonna8199]

@@lorenzomarchi6635 La scena c'è, ma a mio avviso è un po' tagliata, sia perché si ha l'impressione di una brusca interruzione e sia perché, da quel che posso ricordare del film visto quando uscì (anni '76 o '77), la scena era più lunga ed integrale. Era soltanto una la scena di nudo, per cui ci si ricorda anche a distanza di decenni: che nell'attuale versione in DVD non sia riportata per intero si capisce anche dalla visione attuale!

[@user-pn4ec6om1p]

Thank you♡♡♡

[@Antonio-vq8qy]

Anni che nn vedevo un film di questa portata

[@victorrafti6790]

Quisiera ver los capitulos 3 y 4

[@hussamali3020]

Thanks

[@rosettadabundo]

Bellissimo film.... Peccato il finale

[@casacolori1309]

Quanto mi piace lui. Peccato il finale così triste per una romanticona come me

[@antoniocolonna8199]

Struggente sì, triste no! Il film è vero e sincero e, se può essere definito «triste», lo è soltanto perché la vita o le vicende storico-politiche possono esserlo, e lo erano certamente. In tal senso, anche in considerazione della comune ambientazione a Ferrara, il film di Vancini fa il paio esatto con “Il giardino dei Finzi-Contini” di De Sica, di qualche anno prima (1970), premiato a suo tempo con l'Oscar come miglior film straniero e tratto a sua volta dall'omonimo romanzo di Bassani (a sua volta, ferrarese come Vancini). C'è tristezza per il destino dei protagonisti, certo, ma anche indignazione civile: nel film di De Sica veniva rappresentata la persecuzione degli ebrei dopo le leggi razziali del 1938, mentre in quello di Vancini venivano rappresentati la persecuzione e l'esilio degli oppositori politici. Entrambi eventi storico-politici purtroppo VERI e perciò descritti con VERITÀ, più che con «tristezza», da questi due giganti del cinema italiano. P. S.: Per inciso, i due lavorarono insieme in quel grande affresco storico-politico che è “Il delitto Matteotti” di Vancini, in cui Vittorio De Sica impersona il ruolo (credo, nella sua ultima comparsa da attore prima della morte) del procuratore che indagò sugli assassini di Matteotti, rappresentando ancora un'idea della giustizia “super partes”, non sottomessa al potere politico, come poi sarebbe accaduto in seguito durante il resto del ventennio.

[@abdessalamtanger4485]

OH _ SORY .!!BUT CAN YOU SHANGING THE WORLD.