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Le bici ribaltate a testa in giù sull’asfalto, a formare una barriera e deviare il traffico. I fiori ai piedi del palo che segnala la presenza della pista ciclabile. Il popolo delle due ruote si è riunito qui, all’incrocio tra viale Tunisia e via Raimondo Franchelli per omaggiare la memoria del ciclista morto mercoledì mattina dopo lo scontro con un’auto.
La dinamica è ancora da chiarire ed è al vaglio degli inquirenti. Tra chi vive e lavora da questa parte, le versioni sono contrastanti e solo gli esiti dei rilievi della Polizia potranno fare chiarezza. Tra le ipotesi in campo, anche la possibilità che il ciclista, un 63enne, abbia avuto un malore subito prima dell’urto con l’automobile. Non è nemmeno chiaro - inoltre - se l’uomo stesse procedendo lungo la ciclabile o meno, anche se la dinamica farebbe propendere per la prima opzione.
Quello che è certo, spiega il custode di uno dei palazzi che si affacciano su quest’angolo di Milano, è che da queste parti le ambulanze non sono una rarità. Ieri, l’intervento dei soccorsi è stato purtroppo inutile. Il 63enne, trasportato al Fatebenefratelli, è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.
A poche ore dall’incidente, il popolo delle due ruote si è riunito per un momento di ricordo, ma anche di protesta, perché la rabbia per i troppi morti in strada è tanta. La richiesta, nello specifico, è quella di inserire nuovi dossi lungo via Franchelli e dei paletti che impediscano la sosta selvaggia, che ostruisce la visuale alle auto che si avvicinano all’incrocio con la ciclabile.
Tra i presenti, anche Marco Mazzei, consigliere comunale e coordinatore della Task force comunale sulla sicurezza stradale, che circa un mese fa ha presentato i suoi risultati, proponendo la revisione degli incroci cittadini, la pedonalizzazione e la limitazione di velocità a 30kmh di alcune strade e l’installazione di dossi particolari.