Dissing divulgazione - accademia? PARLIAMONE

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Gaia Contu

Gaia Contu

Күн бұрын

Пікірлер: 63
@RenatoCaruso
@RenatoCaruso 6 ай бұрын
Puoi dirmi qualcosa di più sullo studio Della comunicazione della Scienza? Grazie ❤🙏
@chimicainpillole
@chimicainpillole 6 ай бұрын
Credo che il messaggio vada adattato al pubblico e, in alcuni casi, semplificato. Quando la semplificazione diventa eccessiva e si riduce a poche frasi “d’effetto” si ha più intrattenimento, che divulgazione. Magari non si dice una frase scorretta di per sé, ma si banalizza molto il concetto, lasciando intendere che la chimica o la fisica o altro siano più semplici. Ogni tanto mi chiedo quanti lèggano un articolo di quelli che posto nelle fonti… Dall’altra i social (quindi un video breve) possono essere un modo per far arrivare un messaggio a moltissime persone. Serve un equilibrio che ancora non credo di aver trovato. Detto questo ho trovato davvero antipatico il commento dei professori, al di là di cosa si possa pensare del vostro ospite. Non è la prima volta che vedo commenti di questo genere dalla categoria “accademici” e ho subito le stesse modalità sotto un mio post che conteneva un errore
@chimicainpillole
@chimicainpillole 6 ай бұрын
@Alabastro-JTnon ho capito, se concordo con lei non posso commentare?😅
@RuggeroRollini
@RuggeroRollini 6 ай бұрын
Provo ad andare per punti: Nell'introduzione si parla dei toni dei commenti, degi insulti, del maschilismo... tutte cose importanti e volendo deplorevoli, ma che esulano dal contenuto del video. Temo che pur non avendo alcuna importanza argomentativa siano un espediente per svilire la tesi che cerchi di smontare, associandola a persone che non argomentano, ma insultano e alzano i toni. Dire che non ci sia una definizione e una linea di demarcazione tra fare scienza e comunicarla non significa che non ci sia una differenza tra, ad esempio, un paper su nature e un articolo sul giornale. Vediamolo ad esempio con un'altra demarcazione molto discussa: tra scienza e pseudosicenza. Nemmeno in quel caso si riesce a trovare un confine, ma siamo d'accordo che parliamo di due cose diverse e che astrologia e astronomia hanno due solidità epistemiche diverse? Che il senso profondo della divulgazione sia "arrivare fuori" è discutibile ed è storicamente falso. Già a fine '700 e inizio '800 troviamo testi di divulgazione che servivano a comunicare gli sviluppi delle discipline che andavano sempre più specializzandosi ad altri scienziati (o filosofi naturali: la parola scienziato doveva ancora arrivare), in ogni caso era un tipo di comunicazione "interna"; poi l'istruire dilettando ottocentesco era rivolto essenzialmente alla borghesia. La divulgazione ha diversi sensi profondi a seconda degli obiettivi che ci si pone e del contesto in cui ci si trova, lo lasci intendere tu stessa. Faccio un esempio estremo: domani faccio un breve video in cui parlo di fisica quantisitca e in cui dico che la fisica quantistica ci insegna che "l'osservazione modifica ciò che stiamo osservando" non è un affermazione fattualmente falsa, ma ci manca un botto contesto perché non venga travisata. Ipotiziamo che il video vada molto bene e che tra i milioni di persone che lo vedono una decina decida di approfondire l'argomento e una si iscriva pure a fisica. Tante altre magari sono rimaste solo incuriosite e vanno oltre. Mettiamo che il mio obiettivo fosse incuriosire sull fisica quantisitca. Ho obiettivamente fatto una comunicazione efficace, ma possiamo dire che ho fatto buona divulgazione? Probabilmente ora decine di migliaia di persone hanno un'idea banalizzatissima del rapporto osservazione-osservato, che oserei dire addirittura fuorviante. Magari un paio di frasette di contesto avrebbero ridotto di molto la banalizzazione senza inficiare di troppo l'efficacia del video. Si può quindi dire che a parità di efficiacia ci può essere una divulgazione migliore e una peggiore (e che quindi ci muoviamo in uno spettro tra buona e cattiva divulgazione, che non ha un confine netto, ma in cui i due estremi esistono). A mio avviso, incuriosire è fare divulgazione, ma incuriosendo si può comunque fare cattiva divulgazione.
@francescocaputo6722
@francescocaputo6722 6 ай бұрын
Capisco il tuo punto di vista, ma concretamente mi viene molto difficile concordare il tuo pensiero alla realtà. Un divulgatore deve tenere conto del suo pubblico (specialmente di interesse/attenzione che questo presta al contenuto) la grande fetta del pubblico non ha idea di cosa sia l’esperimento di De Broglie o del gatto di Schrödinger e non ci spenderebbe 10 minuti in un video KZbin, non sarebbe più corretto incuriosirne una piccola parte con un video da 60 secondi e lasciare che questi approfondiscano l’argomento? Questo ha anche la sua utilità: è più facile che un reel faccia smettere le persone di “pulire” con aceto e bicarbonato piuttosto che con un video esaustivo di KZbin. Come la musica e il cinema si deve fare prodotti per la massa e prodotti più di nicchia e pretendere che la massa raggiunga la profondità della nicchia è impensabile.
@RuggeroRollini
@RuggeroRollini 6 ай бұрын
@@francescocaputo6722 Parlavo di due o tre frasi in più non di allungare di 10 o 20 volte la durata. Allo stesso modo un reel su aceto e bicarbonato può dirti che non funziona o spiegarti velocemente perché non funziona pressoché nello stesso tempo e a parità di efficacia uno è, a mio avviso, migliore dell'altro. Portando il relativismo alle estreme conseguenze non si può mai dire che un contenuto sia di cattiva divulgazione, perché basterebbe cambiarne l'obiettivo per giustificarlo a posteriori.
@francescocaputo6722
@francescocaputo6722 6 ай бұрын
@@RuggeroRolliniin questo caso sono assolutamente d’accordo con te, avevo inteso male io il senso del commento
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
Commento veloce solo per dirti che arrivo presto (appena ho un attimo) a rispondere punto per punto
@samuelemelan7170
@samuelemelan7170 6 ай бұрын
@@francescocaputo6722 A mio avviso c'è solo un modo per incuriosire il pubblico, ovvero farlo sentire più ignorante di quanto lo fosse prima di aver visto il video. Solo così sentirà il bisogno di andare ad approfondire il tema. Invece, se dopo aver visto il video penserà di aver capito (cosa oggettivamente falsa), non sentirà il bisogno di approfondire. Ovviamente non tutti quelli che si sentiranno più ignoranti andranno ad approfondire. Chiudo dicendo che mi sembra di vedere molti video corti su temi complessi che cercano di farti pensare di aver capito quel tema molto complesso, il che è deleterio a mio avviso.
@francescoaprile7100
@francescoaprile7100 6 ай бұрын
A quanto ho capito la critica di Pollo a Tlon non è la banalizzazione ( tantomeno la volontà di estendere il diritto d'accesso al sapere) ma gli errori grossolani; uno che ricordo è che Rawls fosse utilitarista (!!!). La sua (di Pollo) tesi è che non siano studiosi prestati alla divulgazione ma imprenditori che mercificano un sapere che non conoscono né rispettano
@chiaraderrico8783
@chiaraderrico8783 6 ай бұрын
Come dici il contesto è fondamentale, per quanto mi riguarda bisogna sempre partire da lì, dalla domanda "a chi mi sto rivolgendo?" ancora prima che "di cosa sto parlando?". Da lì concordo assolutamente con il tuo discorso sui gradi di semplificazione e, aggiungerei, di approfondimento, che vanno adattati ai diversi pubblici e ai diversi formati, e sono convinta che si possa fare una comunicazione ottima anche tramite lo spettacolo, l'umorismo, per non parlare dei social. La ver difficoltà sta nel non attraversare il confine che separa la semplificazione, anche estrema, dalla banalizzazione e dal travisamento, e da questo punto di vista alcuni formati comunicativi sono più esposti di altri, proprio perchè appunto richiedono un alto grado di semplificazione o perchè il tempo che si può dedicare allìapprofondimento è minore. Non entro nel merito della questione specifica da cui parte il tuo video perchè non conosco nè l'accademico nè particolarmente bene il divulgatore citati, però che ci sia, da una certa fetta di accademia (non tutta e per fortuna sempre meno) una certa reticenza, per non dire astio, nei confronti di una comunicazione che non sia altamente impostata, e alla fin fine come dici tu elitaria.
@AlbertoSaracco
@AlbertoSaracco 6 ай бұрын
Attenta che l'H-index è una misura di valutazione dei ricercatori, e non dei singoli articoli.
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
Sìsì lo so bene, ma ha a che fare con in numero di pubblicazioni e citazioni ai loro paper! (approfitto del tuo commento per specificare all'audience del video che si tratta di una misura in realtà abbastanza controversa e moolto criticata anche nell'ambito!)
@RenatoCaruso
@RenatoCaruso 6 ай бұрын
Bella lezione cara Gaia, mi servirà in futuro nelle mie lezioni/concerto divulgative Sxientifico/musicale :) Penso che tanti siano un po’ invidiosi ma d’altronde c’è chi può e chi non può fare divulgazione… a volte Anche professionisti del Settore non conoscono bene l’argomento :) Galilei allora cos’era? Un divulgatore che si metteva in mostra o un divulgatore che faceva amare la Propria scienza? Un giorno anche gli accademici capiranno
@jacopotrizio9040
@jacopotrizio9040 6 ай бұрын
Ottima analisi Gaia come sempre molto d'accordo sui vari punti. È importante il contesto, l' obbiettivo , quando hai detto è questa la vera democraticità della conoscenza ,hai centrato il punto ,se no diventa una dittatura dei colti e porterebbe come hai ben detto alla morte della cultura! La vera forza come si legge tra le righe del video è trovare un equilibrio lasciare da parte gli estremi. Grazie Gaia per il tuo donarti sui social con tanto cuore , preparazione, simpatia e con quella grande gioia che sprizza e trasmetti con tutto il corpo e cuore. 🥹🔥🤍
@lucanardi_space
@lucanardi_space 6 ай бұрын
"Quando facciamo divulgazione con i bambini in materie come l'astrofisica dobbiamo usare metafore, eccetera" Io che l'altro giorno mi sono ritrovato a parlare di problema della conciliazione tra MQ e Relatività a 100 bambini di quinta elementare senza mezzi termini né metafore: 👀
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
AHAHAHA cosa mai potrebbe andare storto
@lucanardi_space
@lucanardi_space 6 ай бұрын
​​@@GaiaContu Comunque, a parte le cazzate e tenendo presente che non ho molti strumenti teorici per affrontare in maniera sensata questioni di demarcazione, a me sembra che dire che i video brevi non sono divulgazione o che siano cattiva divulgazione sia una forma del solito snobismo accademico che vuole che la conoscenza resti cosa elitaria. Tutto sta in una domanda: qual è l'obiettivo della mia divulgazione e di quel contenuto di divulgazione? Il mezzo da usare poi è una scelta consequenziale alla risposta che mi dò. La risposta nel mio caso per esempio è che sul web faccio video di approfondimento per intrattenere chi ama approfondire determinati argomenti e i video lunghi e iperdettagliati sono una naturale conseguenza. Ma per esempio sarei veramente stupido se usassi lo stesso linguaggio e livello di approfondimento per parlare alle coppiette che vengono al planetario il sabato sera per fare una cosa romantica, lì ci vuole pathos e narrazione a volte anche a scapito un po' della precisione. Perché è cambiato l'obiettivo e quindi i compromessi che devo fare. Mi chiedo soltanto a che punto il compromesso non è più accettabile. Perché se è vero che è tutto un continuum e non si riesce a demarcare, ci deve essere un punto in cui sono evidentemente a un estremo (es: alle persone piacerebbe che parlassi di zodiaco in senso astrologico, ma chiaramente non sarebbe accettabile che lo facessi). Oppure capita di frequente che mi irrito vedendo taluni video brevi che per compattare il discorso dicono cose che non sono un compromesso, sono proprio sbagliate e basta. Però magari quei video sono efficaci nell'incuriosire e arrivare a tante persone. Se era il loro obiettivo, allora va bene ed è "buona divulgazione"? Se rispondo di no temo di ricadere nello stesso snobismo accademico di cui sopra 😁
@massimosandal3087
@massimosandal3087 6 ай бұрын
@@lucanardi_space Non ho mai capito però perché criticare dei mezzi o dei contenuti sia sempre "snobismo accademico che vuole che la conoscenza resti cosa elitaria". Magari non voglio affatto che resti elitaria ma ho delle remore su certi format, no? Poi coi reel si fanno cose ottime, come dimostri te o Lucifredi.
@lucanardi_space
@lucanardi_space 6 ай бұрын
​@@massimosandal3087 però vedi, io i reel li faccio soprattutto per esigenze social ma ho ben in mente che la "vera divulgazione" è quella che si fa coi video lunghi e approfonditi su youtube, perché la complessità l'approfondimento eccetera. Questo è perché come dicevo il mio target è quello che vuole approfondire, ma non è appunto un po' una forma di snobismo? Della serie, o si parla per bene di scienza oppure è meglio non parlarne? Altri colleghi fanno video brevi che puntano più a stupire, magari con qualche imprecisione, ma arrivano a milioni di persone. E' comunicazione peggiore se il loro obiettivo era incuriosire tante persone e non approfondire? Non lo so, temo appunto ci sia una punta di classismo come diceva Gaia nel video, legato alla provenienza accademica per cui dire che la comunicazione si deve fare in certi modi e con un certo rigore serva anche a dire qualcosa di sé
@MarcoFasoli-tt4ld
@MarcoFasoli-tt4ld 6 ай бұрын
Quanto la divulgazione scientifica deve sposare o rincorrere lo stile comunicativo social di oggi, dove il confine che inizia a essere confuso è quello tra comunicazione e spettacolo (e se non è spettacolo, annoia)? Un accademico che fa buona divulgazione dovrebbe anche fare intrattenimento? Quanto è opportuno che in accademia si scenda a patti con lo "stile" comunicativo social, del tipo: "e voi cosa ne pensate?" scrivetemelo nei commenti!"? E quanto è giusto difendere uno stile comunicativo meno entusiasmante ma un po' più sobrio, differente rispetto alle altre forme di comunicazione digitale e che non fa (troppi) sconti sul formato? Lanciarsi nel tentativo di condensare contenuti seri in un reel da 90 secondi è davvero una forma di comunicazione democratica "perché oggi va quello"? Chiedo per un amico.
@cristallo666
@cristallo666 6 ай бұрын
Secondo me hai centrato un punto importante, che Gaia ha dimenticato di affrontare nel suo video, cioè la spettacolarizzazione della scienza. Se si rende la comunicazione della scienza sempre più uno show, si rischia di disabituare la gente allo studio e al ragionamento, perché quello che conta è l'intrattenimento, e questo ovviamente va a discapito della divulgazione, che dovrebbe avere come scopo quello di comunicare dei contenuti. Inoltre una eccessiva enfasi sulla forma della comunicazione, appartenente ad uno specifico divulgatore, può portare la gente ad affezionarsi a lui/lei e a seguirlo/a per questo più che per i contenuti che porta.
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
Secondo me il punto non è tanto adottare uno stile "perché oggi va quello", quanto avere a cuore un contenuto informativo e capire come fare a farlo arrivare efficacemente dove vogliamo arrivi! Lo stile comunicativo è un mezzo, e in quanto tale può essere pensato come un linguaggio: non è assolutamente obbligatorio adattarsi allo stile comunicativo dei social, come non è obbligatorio parlare inglese, semplicemente se decido di non parlare quella lingua non arriverò alle persone che quella lingua la parlano, riconoscono come pari e simili chi la parla e via così. Si tratta di una scelta del target, che in ogni caso è assolutamente valida! Allo stesso modo, per rispondere a @cristallo666 la scienza è spettacolarizzata da sempre, dai tempi degli orti botanici alla costruzione pubblica genialistica degli scienziati dell'800-900, al pari dell'arte per il mecenatismo rinascimentale: è il risultato di un confezionamento comunicativo (tra l'altro spesso congruente alle logiche politiche), e che nella nostra società aderisce alle leggi di mercato! E questo vale dai saggi divulgativi ai programmi televisivi, agli articoli di giornale, non solo per i social. POI, tutto questo non vuol dire che non ci siano dei problemi, ANZI :') però secondo me è interessante capire il quadro più ampio!
@emilnaut
@emilnaut 6 ай бұрын
Ciao Gaia, ascoltarti è sempre un prezioso piacere. Più che commentare per dire la mia o come la penso scrivo semplicemente per darti riscontro di come attorno a questo argomento sento scaturire mille pensieri e una gran quantità di cose interessanti con le quali si potrebbe riflettere e discutere. 🙂 ma poi, ma poi sto maramaldeggiar d'asilo, ma si può? prendersela Qua con Paperina che Qui pro Quo! Lo sanno tutti come sai volare alto solo per farci sentire tutti il Nils Holgersson di un viaggio meraviglioso. 😉
@franapolit
@franapolit 6 ай бұрын
I divulgatori sui social fanno un lavoro eccellente e l'accademia dovrebbe esservene grata. - Un accademico grato.
@luigigaraffa8725
@luigigaraffa8725 6 ай бұрын
Posto anche qui il mio ciclopico commento :) Il video è interessante, e alcune delle tesi esposte sono condivisibili, altre, a mio giudizio, un po' meno. Sono d'accordo ad esempio che la divulgazione (e più in generale la comunicazione) e la produzione del sapere scientifico si pongano su un continuum, e che la differenza tra le due non sia quindi sempre così netta. Per uno scienziato disporre di un minimo di abilità comunicative è sicuramente uno strumento importante e comunicare è una parte fondamentale del proprio lavoro e, ad esempio, nel mio corso di dottorato di biologia a Padova sono previsti corsi di formazione per imparare a comunicare efficacemente in pubblico, o per imparare a scrivere degli articoli scientifici. Detto ciò, ci sono altresì svariate differenze rilevanti e i metodi, gli scopi e la formazione degli scienziati divergono sotto molteplici aspetti da quelli dei divulgatori - tu stessa hai sentito il bisogno di darti una formazione specifica per la comunicazione scientifica, e la distinzione tra riviste di divulgazione e riviste scientifiche è relativamente netta. Ma la questione su cui la mia opinione diverge maggiormente riguarda la distinzione tra "buona" e "cattiva" divulgazione. I criteri che fornisci - il non dire falsità e il contesto - sono necessari, certo, ma non sufficienti. La divulgazione necessita sempre di un certo grado di semplificazione, ma c'è una soglia entro la quale la semplificazione è tale che, anche se magari massimizza la portata del messaggio, ne distorce completamente il contenuto nelle menti degli ascoltatori, pur magari non asserendo qualcosa di falso da un punto di vista fattuale. Questo mi dà l'opportunità di entrare nel merito delle querelle di alcuni accademici contro Tlon: il punto è che viviamo in un'epoca in cui la filosofia sta subendo una gravissima crisi di legittimità. Si tratta di una disciplina misconosciuta dai più, e spesso percepita, se non come del tutto superflua, come una raccolta di pensieri edificanti dalla facile fruizione. In questo contesto ciò che si contesta a Tlon è di banalizzare la filosofia a un punto tale da confermare questo preconcetto già ampiamente diffuso, perdendo la quasi totalità della complessità del contenuto. Ciò è aggravato dalle dinamiche tipiche dei social - che forse avrebbero meritato un maggiore approfondimento nel tuo video, dato che sono uno degli aspetti nevralgici della questione - in cui il divulgatore diventa "influencer", e ha l'esigenza di semplificare al massimo per raggiungere un pubblico ancora più grande, aumentando in tal modo la propria popolarità - che spesso è uno scopo più importante della diffusione della conoscenza. Da cui la questione: è sempre un bene portare, come dici, la conoscenza all'esterno, indipendentemente da come questo avviene? Gli accademici di cui parli non credo critichino la semplificazione tout court, come sembri lasciare intendere verso la fine del video, ma un certo tipo di semplificazione, i cui moventi, come accenno sopra, possono essere molteplici. Ci sarebbero altre questioni da affrontare, ma il mio messaggio è già sufficientemente lungo. In ogni caso ho apprezzato il video, pur non trovandomi perfettamente in accordo con lo stesso 🙂
@gruppo_filosofia
@gruppo_filosofia 6 ай бұрын
Concordo pienamente sul fatto che la filosofia stia subendo da un po' di tempo una perdita di legittimità sociale e che agli occhi delle persone sia o stata sostituita dalle scienze naturali o da considerare solo come una forma di letteratura. Da questo punto di vista la scuola (in Italia per lo meno) ha una grande colpa, con il suo approccio storicista che riduce al minimo la presentazione delle argomentazioni e l'interesse degli studenti per i problemi che la filosofia si pone ancora oggi. Non a caso vari (purtroppo ancora pochi) accademici da qualche anno stanno lanciando grida d'allarme in questa direzione, che si sostanziano in libri come "Come non insegnare la filosofia" di Massimo Mugnai o "Filosofia e storia" di Marco Santambrogio. La divulgazione può avere un ruolo chiave nell'aiutare a invertire questa tendenza (come sottolinea Diego Marconi in "Il mestiere di pensare"), ma solo se non adotta gli stessi standard comunicativi e gli stessi presupposti teorici su cui poggia ormai da decenni l'insegnamento della filosofia in Italia. Purtroppo una parte della divulgazione filosofica in questo Paese (da cui Gaia è esclusa) è ancora intrisa di questi presupposti e infatti quasi tutti i canali di filosofia su KZbin non fanno altro che ripercorrere la tiritera della storia della filosofia, magari condendola con riferimenti pop (che però a poco servono rispetto al far comprendere le ragioni a favore di una tesi o i suoi punti deboli, che poi dovrebbe essere il vero obiettivo della divulgazione filosofica, a mio avviso). Tra l'altro, e questo è forse più controverso, il mio percorso verso la ricerca accademica in filosofia mi sta convincendo sempre di più che sia una condizione necessaria del fare buona divulgazione il fare in prima persona ricerca accademica o almeno l'avere una certa conoscenza di quest'ultima (almeno nel campo in cui si vuole fare divulgazione). Questa chiaramente non è una condizione sufficiente, ma leggendo io diversi testi divulgativi o introduttivi scritti da filosofi accademici e poi invece leggendo o ascoltando filosofi "del web" trovo una differenza qualitativa non trascurabile, probabilmente appunto dovuta al fatto che questi ultimi di solito non hanno una formazione accademica o comunque non sono impegnati su quel fronte. Per cui quello che mi auguro è che ci sia sempre più divulgazione fatta da accademici o che comunque chi fa divulgazione lo faccia sempre con un'occhio alla ricerca accademica, compatibilmente con la capacità di raggiungere più persone possibili. - Luca Olivieri
@LucasLuisBergonzi
@LucasLuisBergonzi 6 ай бұрын
Complimenti! Salve dal Brasile.
@marcooberti5482
@marcooberti5482 6 ай бұрын
Aggiungo che, più come regola che come eccezione, l'ambiente accademico è soggetto a dinamiche interne che influenzano fortemente sia la legittimità di perseguire alcuni argomenti di ricerca, che, in modo imperdonabile, la qualità e affidabilità dei risultati della ricerca. E questo succede non solo nel mio, ma in quasi ogni ambito accademico con cui ho avuto contatti interni (con mia grande sorpresa, in realtà). Sul primo punto, l'ambiente accademico funziona esattamente come un "mercato" dove gli operatori cercano di adeguarsi alla volontà dell'utenza (la comunità accademica) e alle varie mode che possono farti avere "contatti" per avere posizioni senior. Questo mi ha sempre lasciato abbastanza basito, visto che idealmente dovrebbe essere la sensibilità e gli interessi del ricercatore stesso a decidere cosa sia interessante da studiare. Sul secondo punto, spesso i "findings" vengono tirati fuori con dei mapazzoni empirici. Nel mondo qualitativo, questo significa, interpretare le "fonti" un po' come si vuole o come conviene. Nel mondo quantitativo, significa "massaggiare" i dati con specificazione di modello che danno i risultati desiderati. Questo per dire che tanta divulgazione è fatta davvero male (specie nell'ambito della politica di cui mi occupo), ma che nell'ambiente accademico non troviamo sicuramente il polar opposite, anzi.
@elila74
@elila74 6 ай бұрын
Ciao, sono una dei "cattivi", ovvero una privilegiatissima "accademica". Come sempre mi è piaciuto il tuo video e complimenti per la chiarezza e la precisione. Sono in disaccordo con la conclusione. Tre cose: il gatekeeping e il baronaggio è esattamente quello che io ho visto nel brutto reel di Andrea di Tlon ("non sei dei nostri, non ci piaci, ti mandiamo via"). Forse rispondeva emotivamente a una situazione che probabilmente lo ha ferito, ma questa spiegazione psicologica non è una giustificazione. Ancora sul gatekeeping: non mi pare che Pollo faccia gatekeeping. Lui se la prende anche in modo ironico (nels enso della mia generazione, che è molto diversa dalla vostra) con la produzione di Tlon, che è davvero tanta e diversificata e continua - e paradossale dato che contiene anche l'elogio politico dell'ozio come resistenza. La seconda cosa è questa: se io consiglio un libro a lezione, o sui social, nessuno mi paga. Io vengo pagata al mese, non in misura di quello che faccio comprare. Questa è una differenza fondamentale tra la divulgazione culturale e la diffusione della cultura fatta da chi la produce. Ok ok mi dirai che tutti noi prof vendiamo i nostri libri a lezione. Ma a questo è facile rispondere: basta informarsi sui contratti che ci fanno le case editrici, e sul numero di copie che vendono i manuali didattici (almeno nelle materie umanistiche). Terza cosa: sai quanto prende un dottorando, un assegnista, un ricercatore precario? Molto poco, Lavorare i università non è privilegio. Io ho 50 anni e guardagno 2560 euro al mese da prof associata, assunta (!!) nel 2006. Parliamo di grosse ricchezze? Questa parte, sul privilegio socio economico, non è convincente. Anche perché non ci sono dati...sui divulgatori! Parliamo piuttosto di: gentilezza, usare le argomentazioni e non le intimidazioni, competenza. Amen. Scusa ma il tema mi sta a cuore.
@divagatrice
@divagatrice 6 ай бұрын
Ciao, solo una cosa: se io divulgatrice consiglio un libro sui social nessuno mi paga, eh :) quelli che vivono in misura di quello che fanno comprare sono gli influencer che fanno un mestiere diverso ed esplicitato dalla presenza di diciture specifiche (adv, partnership, ecc). (Btw, Gaia è dottoranda quindi credo lo sappia quanto prende)
@divagatrice
@divagatrice 6 ай бұрын
@Alabastro-JT scrivere un libro rientra nel lavoro del divulgatore (che fa informazione, in molti modi diversi, compresi i libri). Io parlo di testimonial che promuovono prodotti. Sono consapevole che ci siano divulgatori che fanno anche i testimonial. Bisogna imparare a distinguere quando fanno gli uni e quando fanno gli altri. Senza giudizi di sorta. Si tratta di semplice trasparenza
@divagatrice
@divagatrice 6 ай бұрын
Aggiungo che c'è anche un problema di etica del mestiere. Se sei un divulgatore e fai pubblicità devi stare molto attento a che tipo di prodotti scegli di promuovere a come lo fai. Esempio: un conto è fare pubblicità a una maglietta dicendo che ti piace molto, un conto è fare pubblicità a una crema solare consigliandone l'uso. In un caso è evidente che si tratta di gusti personali che possono essere condivisi o meno. Nell'altro invece il rischio è che chi guarda pensi che quel prodotto lì è meglio di altri perché viene consigliato da un divulgatore. Quindi si sta sfruttando la propria autorevolezza per spingere all'acquisto di un prodotto. E questo, sul piano deontologico, non è proprio bello.
@mauraga85
@mauraga85 6 ай бұрын
Ci sono una serie di pregiudizi in quello che dici. Come ha scritto Beatrice Mautino, anche chi sta sui social e ha un certo seguito non è detto che monetizzi. Io consiglio valanghe di libri di tutte le case editrici senza alcun ritorno economico, per esempio. Quella che per te è una critica ironica, se la vedessi con un po’ di empatia ti apparirebbe come un’ossessione fatta di uno sguardo costante, una critica su qualsiasi cosa e una mole di post impressionante (centinaia). Tra cui lo screen di un mio video a seno scoperto in cui allattavo mio figlio, che veniva criticato senza alcun limite da persone se si sentono in diritto di dire qualunque cosa senza la minima empatia. Di fronte a questo, dopo anni di sopportazione, una persona fa una storia dicendo che si tratta di una situazione ridicola per chi la agisce, prima di tutto, e tu parli di minacce? Minacce di che tipo? Possibile che si possa avere così poca empatia? Il problema è che tante persone che si sentono più intelligenti della media usano i social in modo del tutto inconsapevole, dando spazio a comportamenti propri dei peggiori leoni da tastiera. Quanto alla questione della precarietà di chi lavora in Università - come di chi lavora nel mondo culturale - e’ seria e sarebbe importante parlarne, anziché parlare costantemente di qualcuno che si pensa abbia sottratto qualcosa. Sai cosa ci vorrebbe per iniziare a dialogare davvero? La disposizione a informarsi su come funzionano ambienti che non si conoscono, la capacità di prendere sul serio gli interlocutori e l’umiltà di non sentirsi superiori agli altri.
@mauraga85
@mauraga85 6 ай бұрын
@@divagatrice Nel caso di Tlon, questa cosa tra l’altro non sussiste. Anche noi suggeriamo tantissimi libri senza usare link di affiliazione, rifiutiamo le richieste di advertising, consigliamo molto raramente i libri della nostra casa editrice (che ha i suoi canali social), facciamo quasi solo eventi gratuiti. Quindi si tratta di idee che nascono o da scarsa conoscenza dei social (per esempio della differenza tra un consiglio di un libro senza fornire link e uno in cui invece viene lasciato un link di affiliazione), o dal sentito dire (anni fa fui accusata di fare pubblicità occulta a un brand perché avevo consigliato dei prodotti, anche qui senza dare alcun link e l’idea era totalmente falsa, ma fu impossibile convincere le persone che mi stavano letteralmente diffamando, che sono sempre dell’ambiente di cui si parla nel video). Oppure dall’idea che tanto così fan tutti. Ecco, dal momento che non è vero che tutte le persone sui social si comportano allo stesso modo, prima di dire cose false bisognerebbe sapere di cosa si sta parlando.
@ShadowJourney
@ShadowJourney 6 ай бұрын
Bel video, complimenti. Quando si parla di divulgazione stiamo parlando di comunicazione (e cosa non lo è?). Diciamo che la valutazione della bontà spesso è data dal valutatore e dunque indiscutibilmente soggettiva, fintanto che non si valuta il raggiungimento del risultato che il divulgatore si era posto inizialmente: il successo o il fallimento è un dato oggettivo. Dunque, la valuterei in base all'obiettivo che il comunicatore si è posto inizialmente. Se raggiunge l'obiettivo, è una buona comunicazione. Per quanto riguarda il consumo sempre più importante di contenuti brevi, superficiali e veloci può essere un bene e un male. Nel senso, essere esposti a contenuti veloci può effettivamente esporci a più argomenti che magari non avremmo mai neanche sentito nominare e potrebbe spingerci ad approfondire, e magari a studiare, qualcosa di nuovo (per dire un possibile risvolto a valore aggiunto). Tuttavia, il rischio è anche quello di far abituare le persone a consumare contenuti veloci... e basta. Questo sarebbe un problema, perché niente di veramente importante richiede poco del nostro tempo, ed il rischio sarebbe quello di aumentare il bacino di persone superficiali, ignoranti e dunque sempre più manipolabili.
@giuseppe_durante__
@giuseppe_durante__ 6 ай бұрын
È uscito! Lo salvo per dopo e lo guardo con attenzione appena ho un momento 😊 Intanto il like è d'obbligo ahahah
@gabrielevalentinoiannicelli
@gabrielevalentinoiannicelli 6 ай бұрын
Io come te hahah
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
Ahahahah grazie milleeeee
@BresciGaetano
@BresciGaetano 6 ай бұрын
ah grande una Sissaiola... peccato non averti conosciuta quando stavi qui, sembri una persona con cui discutere deve essere parecchio interessante. Di certo vorrei sapere come sei sopravvissuta alla Sissa 😝 Ma a parte gli scherzi mi piacerebbe addentrarmi di più sulla filosofia dell' ambientalismo e storia ed influenza del pensiero antropocentrico e filogerarchico tipico degli apparati accademici. Le differenze concettuali tra aproccio specialistico e aproccio olistico nella trattazione di sistemi complessi. Filosofo ufficiale preferito: Diogene. Poi però ci son tanti vecchietti, barboni, freakettoni, punkabbestia, siure marie ed altre persone a cui non daresti una lira che mi han colpito di più con due parole magari sbiascicate che il tomo del luminare di turno. Sarebbero comunque da citare anche po' di altri nomi "noti" tipo Socrate (non il cane con cui vivo ma quello vecchio greco), Giordano Bruno, Campanella, Rousseau, Thoreau, molto interessante la risposta di Martucci all' ideale di riforma del sistema carcerario di Malatesta, Zerzan, niente male gli scritti di Ted Kaczynski... tutta gente tranquilla insomma 🤣
@francescogiovacchini4353
@francescogiovacchini4353 6 ай бұрын
Secondo me rinunciare a usare i reel, i video corti sarebbe un errore: certamente il tempo è tiranno. 😅 Sono un buon specchietto per le allodole. 😊 ❤
@Laurelin70
@Laurelin70 6 ай бұрын
Io credo che in realtà sia assolutamente possibile distinguere tra una comunicazione "divulgativa" e una comunicazione "accademica". Sono d'accordo con te che del procedimento scientifico faccia assolutamente parte la comunicazione, perché nessun ricercatore opera nel vuoto e alla base del metodo scientifico (per le scienze naturali, almeno: non conosco l'applicazione del metodo nelle scienze umanistiche o storiche o matematiche o politiche) c'è il fatto che le prove sperimentali debbano essere replicabili e ripetibili da altri ricercatori, o che altri ricercatori facciano ricerca sullo stesso argomento o tema, perché solo in questo modo è possibile valutare la validità dell'ipotesi proposta dal primo ricercatore. Quindi questi deve essere in grado di esporre la propria ipotesi, spiegare i metodi utilizzati per la verifica sperimentale, illustrare i risultati e comunicare le conclusioni. Tutto questo è comunicazione. Tuttavia questa NON è divulgazione: questo tipo di comunicazione, infatti, segue uno schema ben preciso e deve rispondere a dei criteri di rigorosità (in termini di fonti scientifiche su cui ha basato la formulazione dell'ipotesi, di procedure sperimentali corrette e corrette analisi dei dati e di logicità delle conclusioni) che non vengono richiesti alla comunicazione divulgativa. E' un tipo di comunicazione che è rivolta al pubblico dei pari ed è quella grazie alla quale la ricerca scientifica produce conoscenza scientifica. La comunicazione divulgativa non si rivolge a un pubblico di ricercatori, anzi, spesso si rivolge a un pubblico di non specialisti, non solo nel senso che non conoscono quel campo di studio, ma proprio che non hanno dimestichezza con il metodo. Non è nemmeno questione di intelligenza, conoscenze pregresse o livello di studio: è proprio una questione metodologica, di modalità con cui i non accademici acquistano conoscenza, ovvero con modalità che non prendono in considerazione la verifica sperimentale, e se la prendono in considerazione, non ne considerano l'aspetto statistico, e quindi la necessità di ripetere le prove, o di avere un campione significativo, ecc. Per come l'ho capito io, ciò che distingue fondamentalmente il metodo scientifico accademico e l'acquisizione non scientifica di conoscenza sta non tanto nella prova sperimentale, quanto proprio nel fatto che la conoscenza non scientifica è aneddotica, si può basare su evidenze isolate, non ripetute, non confrontate con altre. Quindi la comunicazione divulgativa è rivolta ad un pubblico a cui, come si suol dire, "mancano le basi" per capire COME la ricerca scientifica è giunta a certe conclusioni. Fatta la distinzione tra comunicazione accademica e comunicazione divulgativa, il problema è "a cosa serve la comunicazione divulgativa?" Perché per la comunicazione accademica l'abbiamo detto: è parte integrante del procedimento, perché solo il confronto con altri ricercatori e la replica e ripetizione delle prove sperimentali o la ricerca di altri sullo stesso tema consente di giungere a conclusioni condivise, ovvero ritenute valide da un gran numero di scienziati e quindi di aggiungere un altro tassello alla nostra conoscenza del mondo. Ma la comunicazione divulgativa a che serve? E soprattutto, serve? E' necessaria? Perché per qualcuno potrebbe non essere affatto necessaria: quegli accademici che, sotto sotto, pensano che il sapere debba restare appannaggio di chi "ne capisce". Ma io sono convinta che non ce ne siano più così tanti di accademici così. Personalmente penso che la comunicazione divulgativa sia necessaria: 1) in un'ottica di democrazia rappresentativa (più i cittadini sono istruiti e conoscono, più saranno in grado di compiere buone scelte nell'esercizio dei loro diritti democratici), 2) in un'ottica di futuro della ricerca stessa (più persone si interessano alla ricerca, e magari decidono di intraprendere una carriera accademica, più questa si arricchirà di nuovi apporti). Da questo deriva anche la risposta sul "a cosa serve": serve a dare alle persone le informazioni corrette e gli strumenti metodologici per conoscere il mondo e serve a incuriosire le persone verso certi ambiti del sapere e magari spingerle verso un approfondimento. A questi aggiungerei anche altri due scopi: smantellare misconcezioni e false credenze e dimostrare come certi argomenti, che il pubblico non specialista ritiene lontani dalla vita quotidiana, siano invece importanti per la sua maggiore comprensione e persino miglioramento. Quindi in base a questi scopi possiamo distinguere una "buona divulgazione" da una "cattiva divulgazione": la cattiva divulgazione non persegue questi scopi, o pensa di perseguirli, ma utilizza metodi controproducenti. Questi possono essere diversi a seconda del pubblico a cui è rivolta la divulgazione: come dici tu, è ovvio che per spiegare a dei bambini dovrò necessariamente utilizzare un linguaggio semplificato o delle metafore, delle similitudini che non corrispondono esattamente al concetto, ma la questione è "queste semplificazioni e figurazioni raggiungono gli scopi suddetti? oppure rischiano di venir male interpretate e produrre misconcezioni?" Ovviamente c'è il problema della complessità del reale, e persino dei concetti scientifici, che si rischia di semplificare troppo, ma, anche qui, dipende dal pubblico di destinazione: la cosa che un buon divulgatore dovrebbe fare è conoscere le caratteristiche mentali del proprio pubblico. Da insegnante, posso dire che dei ragazzi di scuola superiore sono già intellettivamente in grado di maneggiare una certa complessità. Molti non vi sono abituati, perché la comunicazione attuale da parte dei media è estremamente semplificata. Ma è una questione di abitudine, non di incapacità. Quindi a parer mio un divulgatore non dovrebbe mai sottovalutare le capacità del proprio pubblico. I reel e i corti non sono necessariamente "cattiva divulgazione", ma sono solo un inizio di divulgazione, il "gancio" con cui catturare l'attenzione, e dovrebbero rimandare a video più approfonditi. Che, a loro volta, cercheranno di spiegare il tema con i mezzi comunicativi più adatti al pubblico che il divulgatore si prefigge di informare e incuriosire, a cui vuole chiarire le idee o dimostrare l'utilità del sapere.
@antonelloluzzi5661
@antonelloluzzi5661 6 ай бұрын
Una questione importante per me, in qualità di docente, è quella che riguarda la matematica..sono del parere che non la si debba trattare come uno stuolo di calcoli e formule mnemoniche da applicare in maniera sterile; non la si puo neanche sminuire, nel senso di riassumere un'argomento in 60 s, la scienza è fatta di idee, che hanno dei risvolti, sono fatte da persone, con i loro problemi e che vivono in un determinato contesto, però questo fa a pugni con il fatto dei contenuti brevi...qualcuno mi aiuti a sbrogliare la matassa..amo la scienza, voglio diffonderla ma non voglio svenderla...
@TokiUchiha
@TokiUchiha 6 ай бұрын
Per quello che so, sei riuscita a toccare tutti i punti necessari per far capire la difficoltà nel comunicare ed essenzialmente si riconduce tutto al "contesto". Ad opera del singolo, come nel tuo caso, la diversificazione di contenuti, credo sia la scelta migliore: "qua" lo faccio in questo modo e "là" lo farò diversamente. Credo che ci sia una sorta di aspettativa che porta a credere che si possa arrivare alla massa con un unico linguaggio e metodo e questo porta a percepire più o meno efficace il messaggio. Ma non è così. Divulgano persone diverse, in modi diversi e con le proprie capacità, quindi è l'aspettativa che è alta, non il contenuto inesatto.
@francescocaputo6722
@francescocaputo6722 6 ай бұрын
Molti accademici hanno dimenticato che la scienza e gli scienziati nascono dalla curiosità e dalla sete di conoscenza. Mi sembra abbastanza evidente che per parlare di qualcosa di complesso con persone non esperte (termine che lascia il tempo che trova, dato che, per fortuna, nella scienza non esiste il principio il principio di autorità) debba essere semplificato. Sta allo spettatore cercare profondità sempre maggiore dell’argomento trattato, se ne viene incuriosito. Nella divulgazione, a mio parere, esistono degli strati di profondità che devono essere coerenti col target, e le informazioni sempre corrette ed esaustive per quel target.
@giudalberto
@giudalberto 6 ай бұрын
Ma se bevo ogni volta che usi l'aggettivo "interessante" come arrivo a fine video? Edit: si parte a bomba all'inizio ma poi ho il resto del video per riprendermi. Ottimo! Scemenze (le mie) a parte, adoro i tuoi video e, se vale, penso che la tua sia una divulgazione validissima.
@alessandroserpe
@alessandroserpe 6 ай бұрын
La conoscenza non può e non deve essere confinata esclusivamente nelle mani degli accademici. È importante che tutti possano imparare cose nuove, non importa se sono ricchi o poveri, ragazzi o ragazze, o da dove vengono. Nietzsche diceva: Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante. Ogni individuo, a prescindere dalle sue circostanze, anche se a volte si sente confuso o diverso, può fare grandi cose e aiutare gli altri a imparare. Anche Platone discute l’importanza dell’educazione e della conoscenza accessibile a tutti i cittadini, non solo all’élite, per la costruzione di una società giusta. Inoltre, è importante ricordare che sapere le cose non significa solo ricordarle a memoria. Bisogna anche capirle e spiegare con il cuore, così le altre persone possono interessarsi e imparare meglio. I divulgatori cercano di incuriosire qualcuno, invece di stare sul piedistallo del “so tutto io” come fanno certi professori. Questi dovrebbero ridimensionarsi un pò e capire che il mondo cambia continuamente. Vivere sempre nel passato o nelle proprie idee non è da veri ricercatori, ma è da ottusi che non vogliono vedere il mondo cambiare, probabilmente per paura. È comprensibile, siamo tutti esseri umani. Spero che qualcuno possa comprendere…
@federicomaestri6026
@federicomaestri6026 6 ай бұрын
Sono un sostenitore dell'importanza di un'informazione parziale "piuttosto che niente": la conoscenza umana è estremamente vasta, ormai, al punto che è impossibile essere all'apice di più ambiti come poteva esserlo secoli fa. Credo che avere frammenti di conoscenza dei settori non nostri possa aiutare molto a dare strumenti basilari, a rispettare il lavoro degli "addetti" e anche a ricordarci che saremo sempre profondamente ignoranti della maggior parte delle cose del mondo, elemento non da poco nella crescita personale. È vero, questo "avere qualche base" può portare a una sopravvalutazione della propria conoscenza di un ambito quando in realtà abbiamo a malapena leccato le briciole, ma questo è un problema che non può essere risolto dal comunicatore se non in parte: è la consapevolezza di chi fruisce dell'informazione a dovergli far dire "Ok, figo, mi sono informato, non ne so ancora nulla ma ho sbirciato nella vastità dell'argomento e magari ho un'idea delle logiche di base". Avere un'idea generale non è, tra l'altro, inutile in senso pratico. Mi viene in mente quando, in pandemia, seguivo Roberta Villa che aggiornava su bollettini e varianti. Come ci si ricorderà non si trattava, nel momento più acuto, di buone notizie, eppure erano fornite con criterio, precisione e "a bocce ferme". Il risultato è che, nonostante non fossi "più virologo" e non avessi strumenti materiali in più, ero comunque più calmo. Non più felice né così tanto più tranquillo, per carità, ma avendo un'idea di massima si ragiona e si vive meglio, o almeno, così era per me e non definirei mai questa una cosa da poco. Sto notando qualcosa di molto simile per quanto riguarda i conflitti, seguendo Parabellum. In generale direi che le informazioni, una volta in nostro possesso, possono essere gestite e quindi causare meno danni. Sul lungo periodo, questo può voler dire una mente allenata all'analisi e all'approccio critico nei confronti di ciò che sentiamo o leggiamo e, di conseguenza, anche variazioni nell'orientamento di voto. Manca spesso proprio la nozione di comunicazione "efficace", per molti significa "dare il messaggio migliore nel modo migliore" e in parte è vero, ma sia il messaggio migliore che il modo migliore dipendono da chi ascolta. Personalmente, trovo più indicato definire la comunicazione efficace come "quella che ci fa ottenere il risultato che volevamo". Nel caso della divulgazione, credo che questo risultato debba essere "lasciare le persone con qualcosa in più rispetto a quando le abbiamo trovate, qualcosa con cui poi faranno ciò che vogliono e possono fare". Non saprei definire la divulgazione molto meglio di così, certo è che invece mi sentirei di escludere dalla definizione chiunque si disinteressi del fatto che il proprio pubblico capisca e cresca (o, ancora peggio, chiunque non si premuri neppure di avere un pubblico).
@heatwave5628
@heatwave5628 6 ай бұрын
Fare divulgazione è incuriosire e sperare che qualcuno vada a cercare i tuoi contenuti di approfondimento 😂 Secondo me fai benone a differenziare e ad usare più registri comunicativi.
@giovannicianci4961
@giovannicianci4961 6 ай бұрын
@davidechersini9965
@davidechersini9965 6 ай бұрын
La filosofia è frenante, ingannevole, negativa, tossica. Brava, buona giornata.
@GaiaContu
@GaiaContu 6 ай бұрын
non vedo errori
@MrBoulayo
@MrBoulayo 6 ай бұрын
Perché dire di fare "divulgazione scientifica" quando effettivamente si fa "istruzione scientifica"? Secondo me quella di chiamare "divulgazione scientifica" la comunicazione scientifica a chi non è già del settore non è una terminologia corretta, ma è solo una moda dettata da questioni di convenienza. Dal punto di vista comunicativo dire di fare "divulgazione" suscita probabilmente più ammirazione rispetto a dire di fare "istruzione", perché la persona media così ti accosta intuitivamente a Piero e Alberto Angela anziché al barbosissimo professore che aveva alle superiori. Eppure la comunicazione scientifica ad ogni livello, anche se semplificato a mio parere è corretto farla rientrare nell'istruzione. Dire di fare "divulgazione", etimologicamente, presuppone che a ricevere il messaggio sia il "volgo", che ha anche una connotazione dispregiativa. Significa che ti stai rivolgendo a gente incolta: dei barbari quasi, per i quali bisogna semplificare ogni discorso, evitando la complessità, altrimenti si annoiano o non capiscono! Quando ciò invece non è affatto vero. Chi ascolta i "divulgatori" scientifici, spesso sono persone curiose di espandere il proprio sapere e sebbene non abbiano forse ancora gli strumenti per capire una materia in modo approfondito, vorrebbero per lo meno acquisire dei punti di vista nuovi, che serviranno loro per capire meglio il mondo. Questo che altro è se non "istruirsi"? (Dal latino instruere: armarsi, acquisire strumenti) Io propongo di cominciare a chiamare la "divulgazione scientifica" "istruzione scientifica". E fai contenti sia gli accademici sia i babbani.
@mnbvcxm
@mnbvcxm 6 ай бұрын
Accidenti io voglio i contenuti lunghi ed elaborati, e invece la moda è di fare i reel brevi e semplici... 😢
@gruppo_filosofia
@gruppo_filosofia 6 ай бұрын
Eh sarebbe bello se ci fossero più canali così👀
@OHMboogiemanOHM
@OHMboogiemanOHM 6 ай бұрын
Ok ok...ma non capisco cosa c é da entusiasmarsi... Mi sembra tutto molto ovvio e scontato il tuo ragionamento e le conclusioni...bho
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