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Un piccolo riassunto in italiano di quello che racconto, per permettere anche a chi capirà poco, di seguire quello che dico anche se in italiano non è bello come in genovese!!
Le parole ed i modi di dire che non si sentono più
Dopo che passo le giornate con le mie zie parlando solo in genovese stretto, quando torno a casa mi rendo conto di quante parole e modi di dire che non usiamo più, perchè anche chi parla il genovese ha ormai italianizzato il linguaggio per farsi capire dagli altri.
Una volta se volevi comprare il pane dicevi che andavi dal farinotto, il burro ed il prosciutto dal salumiere,poi dal fruttivendolo compravi biettole, carciofi,cavolo garbuxo per il minestrone,piselli, fave, tutti i sapori con anche il rosmarino e l'alloro e qualche volta anche la maggiorana e l'origano per i pomodori.
Per la frutta chiedevi arancie, albicocche, prugne, susine, fragole e d'estate l'anguria..e legata all'anguria c'era anche un modo di dire...se uno non ti piaceva era una brutta persona gli si diceva invece di fai schifo "Ti metti pateca" dal nome del frutto così chiamato in genovese, questo me lo ricordo bene perchè era solito dirlo mio nonno
Anche nelle case le cose avevano dei nomi completamente diversi dall'italiano , c'era la grattugia, l'imbuto, il mestolo,la schiumarola e quando dovevi allungare il pesto usavi l'acqua di cottura e se facevi il ragù dovevi girarlo perchè non prendesse il gusto bruciacchiato
Le donne quando dovevano lavare i panni si diceva che facevano il bucato, mettevano la biancheria nelle conca ( di zinco) con la lisciva, se restavano ancora macchie usavano la varichina e poi risciacquavano e nell'ultimo risciacquo mettevano un pò di turchinetto per dare un bel riflesso azzurrino alla roba perchè altrimenti si diceva che questa aveva "il colore del pidocchio" un altro modo di dire ormai sparito.
Poi i panni venivano stesi sulle corde ( che cambiavano nome a seconda di come erano messe) e se il tempo era un pòcosì così si doveva stare attente che non cominciase a piovigginare
A proposito delle lavandaie c'era pure un modo di dire "Andare a sentire cantare le lavandaie" o "Andare a sentire cantare le cicale" che stava per significare che rischiavi di finire a Staglieno al cimitero questo perchè lungo le rive del Bisagno una volta le donne ci lavavano e d'estate c'erano molte cicale che frignivano...ora di questi termini che ho usato non se ne usa quasi più nessuno e credo che si farebbe anche molta fatica a capirmi.
Nel vestiario gli uomini si mettevano il panciotto e le donne le sottovesti e la gonna, se stavano in casa avevano il grembiule e le ciabatte, e a proposito delle ciabatte, quando qualcuno arrivava qua per lavoro e aveva bisogno economicamente si diceva "Che era arrivato a Genova con una scarpa ed una ciabatta"
Nelle famiglie c'era il padrone e la padrona di casa il padre e la madre, fratello e sorella,lo zio e la zia il cugino e la cugina e proprio a proposito del cugino c'era un altro mododi dire "Cugino o non cugino scendi dall'albero" che stava per significare che anche se uno era parente stretto o grande amico su certe cose non si doveva transigere
Se eri una ragazza poi per non restare nubile e "non farti venire gli speroni"dovevi cercarti un fidanzato che fosse un bravo ragazzo e che avesse voglia di lavorare...se poi volevi andare a fare una passeggiata in una "creuza" circondata da siepi con la parietaria che nasce tra i muri...dovevi però stare attenta che non ci fosse la vicina ad occhieggiare dietro le persiane ..per poi andare a spettegolare in giro e magari dire che ti aveva visto amoreggiare nella "creuza" perchè poi sarebbero stati guai.
Di questi modi e di dire e di queste parole credo non ne sia rimasta più una....
A me piaceva tanto anche quando si incontravano le persone anziane e si davano del voi,specialmente quando i signori salutavano dicendo "Signoria" e si toglievano il cappello o che per dire che stavano ascoltando dicevano "Vi dò udienza" era un modo così elegante.
Molto bello era pure il saluto più popolare che in certe parti si ci scambiava "Allegri!"
Aver perso la nostra lingua è stato un vero peccato perchè era piena di sfumature e di vocaboli che servivano già a delineare una cosa o un situazione ad esempio il viso, se era faccia era una cosa normale, se era "muro" voleva dire che avevi a che fare con uno straffotente e bugiardo ed allora era usuale dire "che straccio di muso"la "micca" era invece per quelli un pò così ai margini della legalità.
Ci sono tanti altri modi di dire che contengono anche le cosidette "parole del gatto" le parolaccie che però pensandoci bene si potrebbero anche raccontare perchè in genovese non sono mai volgari o pesanti come in italiano
Ormai la nostra lingua è perduta ed è stato un vero errore, con lei riuscivo ad esprimere meglio il mio modo d'essere,il mio sentire,di questo ne sono molto dispiaciuta e credo sia stato un vero peccato aver perso il nostro modo di parlare