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In seguito all'uscita del modello "126", la FIAT si trovò a fronteggiare l'inatteso e consistente successo di vendite riscosso dalle utilitarie francesi come la Renault 4 e la Citroën Dyane che, a un prezzo di poco superiore alla "126", offrivano una vettura spartana e di antiquata progettazione, ma sufficientemente spaziosa per 4 persone, dotata di 5 porte e trazione anteriore. Serviva quindi una vettura similare da opporre alle francesi, ponendola in un segmento commerciale intermedio tra la "126" e la "127".
Nell'estate 1976 venne affidato alla neonata Italdesign, di Giorgio Giugiaro e Aldo Mantovani, l'ideazione dell'aspetto formale che venne realizzato in poche settimane con la denominazione iniziale di "Zero"[1], in omaggio a un vecchio modello FIAT degli anni dieci. Poco dopo i due stilisti iniziarono a collaborare con l'ufficio tecnico della FIAT, dove fu avviata la progettazione dell'autotelaio a trazione anteriore, siglato "Progetto 141", che si preannunciava particolarmente complessa, date le iniziali richieste di poter montare le diverse motorizzazioni "126" e "127", su corpi vettura a 3 e 5 porte. Quest'ultima soluzione venne poi abbandonata.
Nel febbraio 1978, quando i prototipi ebbero raggiunto un soddisfacente grado di sviluppo, vennero segretamente presentati a una selezionata platea di affezionati clienti e concessionari, escludendo la presenza della stampa. La presentazione, tenutasi nel parco di Novegro e protetta da un rigido cordone di sicurezza, per evitare sguardi indiscreti, aveva lo scopo di valutare il gradimento della vettura da parte degli utenti e degli operatori settoriali. All'uopo, la direzione commerciale FIAT aveva fatto distribuire una scheda a risposte multiple sulla quale gli intervenuti erano invitati ad esprimere un giudizio circa l'aspetto esteriore ed interiore, la spaziosità e finitura dell'abitacolo, la disposizione dei comandi e altre caratteristiche, compresa l'adeguatezza della denominazione "Rustica", provvisoriamente assegnata. Furono comunicati anche la cilindrata di 650 cm³ e il prezzo ipotetico di vendita, pari a 2.800.000 lire, in linea con le concorrenti francesi.[2]
Dal punto di vista storico, questa utilitaria bicilindrica "tutto avanti" riprendeva pedissequamente, dopo quasi mezzo secolo, il geniale schema ideato da Oreste Lardone per il prototipo Fiat 500 nel 1931 e malauguratamente accantonato per ordine di Giovanni Agnelli, in seguito a un trascurabile incidente in fase di sviluppo.
La messa in produzione della "Panda" subì un forte ritardo a causa di un duro confronto sindacale, iniziato nel gennaio 1979, attraverso il quale la FLM intendeva imporre alla FIAT il dislocamento delle nuove produzioni negli stabilimenti del Centro e Sud Italia, particolarmente Cassino, Sulmona e Termini Imerese, in luogo di Torino e Desio.[3] La vertenza durò vari mesi e fu aspra, spesso punteggiata da episodi extrasindacali di violenza, culminati il 10 novembre 1979 con la distruzione di una ventina di "Panda" pre-serie, date alle fiamme nello stabilimento di Desio.[4] Tra il dicembre 1979 e il gennaio 1980 si giunse finalmente ad un accordo che prevedeva la produzione della "Panda" nello stabilimento di Termini Imerese e in quello dell'Autobianchi di Desio, dismettendo la catena di montaggio della "126".[5]
Con prezzi di listino fortemente aumentati rispetto all'ipotesi del 1978, a causa della svalutazione galoppante di quegli anni, il 25 febbraio 1980 la "Panda" fu posta in prenotazione: la "30" a 3.970.000 lire e la "45" a 4.702.000 lire.[6] Nel successivo bimestre furono raccolti più di 70.000 ordinativi.[7]
Il 29 febbraio la vettura fu presentata in anteprima al Presidente Sandro Pertini, nei giardini del Quirinale[8], e il 5 marzo venne esposta al Salone dell'automobile di Ginevra,[9] la nuova autovettura utilitaria denominata definitivamente Panda; continuando la nuova tipologia identificativa iniziata nel 1978 con la Ritmo, l'ufficio marketing FIAT decise di dare alla vettura un nome di fantasia piuttosto che la denominazione del progetto interno.