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"L'ho afferrata per le ginocchia e l'ho sollevata oltre la ringhiera". E' la prima ammissione poi ritrattata di Andrea Favero, l'uomo in carcere con l'accusa di aver ucciso la compagna Giada Zanola gettandola dal cavalcavia dell'A4 a Vigonza, nel Padovano.
Nel primo interrogatorio davanti agli uomini della Polizia Stradale e della Squadra Mobile di Padova Favero ha confessato di essere stato lui a buttarla giù. L'uomo ha poi ritrattato durante l’interrogatorio parlando di un vuoto di memoria.
La parziale ammissione di Favero non potrà essere utilizzata come prova in sede di un futuro processo, ma costituisce sicuramente un elemento indiziario importante. Nel successivo interrogatorio in carcere, Favero ha continuato a tacere, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Il 29 maggio scorso il 38enne Andrea Favero e la compagna di 33 anni erano assieme sul ponte e da qui l’avrebbe sollevata. Il corpo dopo essere precipitato da un’altezza di 15 metri è stato poi devastato a terra da un camion in corsa.
Secondo i primi risultati dell'autopsia eseguita dell'università di Padova Giada Zanola era ancora in vita, forse priva di sensi, quando è arrivata sul cavalcavia di Vigonza. Gli esami escludono lo strangolamento nonché ferite causate da armi da taglio, ma sono stati rinvenuti alcuni lividi che confermano la lite tra la donna e il suo compagno databile due giorni prima della morte.
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