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Il Binario della Memoria | Persone, non numeri

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MiC_Italia

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4 ай бұрын

Il 3 settembre 1943 l'Italia si arrende agli alleati firmando l'armistizio che verrà reso noto solo l'8 settembre.
La reazione tedesca è immediata e la parte centro settentrionale del paese viene in breve tempo occupata dalle forze armate tedesche, mentre la ritirata dal sud è lenta e sanguinosa. A farne le spese sono spesso i civili, coinvolti in centinaia di stragi ed eccidi. I tedeschi si attestano sulla linea difensiva Gustav, che percorre l'Italia da Pescara a Gaeta. Sul lato tirrenico la Gustav ha il suo cuore nevralgico nell'area di Cassino, dove i tedeschi riusciranno a bloccare l'avanzata alleata fino alla primavera del 1944.
Nell'autunno del 1943 sono presenti a Roma circa 13.000 ebrei, gravemente provati dalle leggi razziali entrate in vigore nel settembre 1938. Il 26 settembre il capo della polizia di sicurezza tedesca a Roma, Herbert Kappler, ordina al presidente della comunità ebraica locale, Ugo Foà, e al presidente dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, Dante Almansi, di consegnare entro 36 ore 50 chili d'oro, minacciando in caso contrario la deportazione di 200 membri della comunità.
Il 28 settembre l'oro richiesto viene consegnato a via Tasso, sede della polizia tedesca a Roma. Nei giorni successivi alla richiesta dell'oro, vengono saccheggiati l'archivio e le biblioteche della Comunità e del Collegio Rabbinico. Per eseguire gli arresti e la deportazione degli ebrei residenti a Roma, Eichmann invia da Berlino una squadra speciale composta da meno di dieci uomini, che arriva a Roma all'inizio di ottobre. È guidata da Theodor Dannecker, un giovane ufficiale nazista già responsabile dell'arresto e della deportazione degli ebrei di Francia. Per portare a termine la retata, Dannecker utilizzerà anche gli uomini di Kappler (agenti della polizia di sicurezza), oltre a 300 membri di tre compagnie della polizia d'ordine presenti a Roma. All'alba del 16 ottobre, partendo dalla caserma Macào a Castro Pretorio e da un ex convento in via Salaria, squadre, composte quasi sempre dai tre ai sei agenti, si dirigono a bordo di camion nei 26 distretti in cui è stata suddivisa la città. Durante le operazioni di arresto alcuni uomini rimangono di guardia ai camion, mentre altri fanno irruzione nei palazzi e negli appartamenti, consegnando un bigliettino con un insieme di istruzioni in italiano.
Oltre 1250 persone vengono caricate e condotte al Collegio Militare, un edificio dell'Esercito italiano ubicato in via della Lungara, a pochi passi dal carcere di Regina Coeli. I non ebrei, gli stranieri protetti, i “misti” e i coniugi di “matrimonio misto” vengono esclusi dall’imminente deportazione e per questo circa 220 persone sono rilasciate, mentre alcune riescono anche a scappare.
Il 18 ottobre, in mattinata, oltre mille persone vengono caricate su dei camion e condotte alla Stazione Tiburtina. Sono quindi costrette a salire su un treno merci composto da 28 vagoni contenti circa quaranta persone ciascuno. Si tratta di carri bestiame privi di ogni servizio igienico.
Un fonogramma proveniente dalla Regia Questura di Roma, quella stessa sera, riporta queste parole: “Oggi alle ore 14 è partito dalla Stazione Tiburtina treno DDA con 28 carri di ebrei (mille circa) fra donne, bambini et uomini diretto al Brennero, senza nessun incidente”.
Il convoglio arriva, a mezzogiorno del 19 ottobre a Padova, dove fa una sosta, e poi attraversa il Brennero. Saranno permesse altre brevi soste in Baviera (nei pressi di Furth im Wald) e, molto probabilmente, nel Protettorato di Boemia e Moravia, nei pressi di Ostràva.
Il viaggio dura cinque giorni. Almeno sette persone muoiono all’interno dei vagoni.
L’arrivo a Birkenau avviene la sera di venerdì 22 ottobre. Il treno si ferma su una banchina costruita a circa 800 metri dall’ingresso del campo, la cosiddetta Judenrampe. Le porte vengono aperte il mattino successivo: le persone sono “scaricate” sulla rampa.
Degli oltre mille ebrei provenienti dall’Italia, solo 149 uomini e 47 donne sono “selezionati” per il lavoro nel campo. Tutti gli altri, anche persone pienamente in grado di lavorare, sono fatti salire su dei camion e portati agli impianti di messa a morte col gas. Vengono probabilmente uccisi nei Krematorium IV o V.
Alla fine della guerra, faranno ritorno solo sedici persone: quindici uomini e una donna. Nessun bambino.
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