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Gerusalemme, 14 giugno 2024: Un pellegrinaggio che va in cerca delle radici spirituali del Cristianesimo, i luoghi santi testimoni dei grandi eventi della vita di Cristo, ma che vuole entrare anche in contatto con le persone che oggi vivono in quella terra nella quale sembrano concentrarsi tante ferite e divisioni. La Terra Santa, soprattutto in questo periodo, sembra essere la personificazione della lotta tra bene e male, la difficile ricerca della giustizia, l’affermazione di quella altissima dignità della persona umana che Cristo ha consacrato con il suo sangue. Aggirandosi nelle strade semideserte della città vecchia, si percepisce il senso di desolante solitudine al quale lo stato di guerra condanna la città santa, in genere abituata in questa stagione al pullulare di residenti, pellegrini e oranti delle tre grandi religioni abramitiche.
Intanto sono iniziati i numerosissimi incontri con i testimoni di una parte e dell’altra, come quello testimoniato in queste immagini dei parenti degli israeliani rapiti il 7 ottobre scorso, durante gli attentati di Hamas, ma altri ne verranno, soprattutto nei prossimi giorni con le voci delle popolazioni arabe di questa terra.
Gli intrecci umani sono tanti in questa Terra. I musulmani sono arabi, ma sono numerosi quelli che hanno la cittadinanza Israeliana. La comunità ebraica in Israele è in realtà una costellazione di sensibilità diverse, nazionalità, ma anche tradizioni religiose e spirituali diverse.
I cristiani sono prevalentemente arabi, con una significativa presenza di israeliani di lingua ebraica. La confessione più numerosa è quella ortodossa e il Cardinale si è recato in visita da Sua Beatitudine Teofilo III, che ha ricevuto i pellegrini, con i quali ha condiviso il desiderio di riconciliazione e di pace.
“Siamo molto contenti di accogliervi - dice il Patriarca ortodosso - nella città santa di Gerusalemme e in particolare in questo Patriarcato che la la madre di tutte le Chiese. Le chiese qui in Gerusalemme giocano un ruolo molto importante e certamente il patriarcato ortodosso ha un ruolo di guida. Ci sono sono molte sfide e molti problemi. La sfida è che Gerusalemme è ugualmente città santa per ebrei, musulmani e cristiani e la città è suddivisa nelle varie parti. E il compito difficile è di cercare di creare legami che che possano salvaguardare questa natura peculiare anche in mezzo a difficoltà politiche e diplomatiche”.
Gli incontri sono proseguiti nella sede del Patriarcato latino, dove i pellegrini sono stati accolti dal Vescovo ausiliare mons. William Shomali che è vicario patriarcale per la Giordania. Infatti il territorio della diocesi patriarcale di Gerusalemme comprende più nazioni: Israele, Palestina, Giordania e Cipro, mentre la Custodia dei Frati Minori comprende anche Siria, Libano, e Rodi.
La mattinata del secondo giorno si era aperta per i bolognesi con la visita al Santo Sepolcro. Nella Cappella riservata ai cattolici latini la celebrazione delle Lodi e della Messa presieduta dal Cardinale che ha tenuto l’omelia. Poi la venerazione del luogo più santo: quella tomba che ha accolto il cadavere esanime del crocifisso, il luogo nel quale è avvenuta la sua misteriosa e gloriosa risurrezione. Il Cardinale ha sostato alcuni istanti su questo letto sepolcrale vuoto. Di fatto non c’è proprio nulla da vedere, ma è questo nulla che grida la vittoria della vita sulla morte, la vittoria della misericordia sul peccato. Qui è iniziato il mondo nuovo, mentre i segni di morte, di divisione e di odio a pochi chilometri di qui sono l’ultimo drammatico, inutile colpo di coda dell’uomo, ancora prigioniero di satana e della morte.