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In compagnia di Roberto Pietrantonio, Presidente ed Amministratore Delegato di Mazda Italia, ho voluto andare alla scoperta della nuova Mazda MX-30 R-EV...che nasce dalla base della già nota versione full-electric per offrire ai clienti quella libertà d'uso data dall'autonomia facile ed "infinita" che solo un motore a benzina è in grado di offrire. Ancora una volta, dunque, il Wankel è simbolo e manifesto di libertà per Mazda, in questo caso di una Mazda che nasceva con una batteria volutamente contenuta nelle dimensioni per essere leggera e poco impattante da un punto di vista ambientale: secondo i tecnici Mazda, infatti, aver limitato ad 35,5 kWh la dimensione della batteria della loro elettrica ritrova il senso nella volontà di non superare quel paradossale confine in cui le emissioni di CO2 nell'intero ciclo di vita di una elettrica superano quelle di una normale auto a benzina. Per la serie "Se la facciamo...la facciamo bene", dunque, in Mazda sono andati avanti per la loro strada ed i poco più di 200 km di autonomia della MX-30 hanno rappresentato un ostacolo commerciale notevole ma anche una dichiarazione d'amore per quella ingegneria che non ha voluto essere sopraffatta dal marketing: del resto la MX-30 è nata come un veicolo sperimentale ed i numeri che è stata in grado di ottenere sino ad oggi sono stati relativi. L'importante per Mazda è stato l'inizio dello studio di un cliente che tra qualche anno si ritroverà per forza di cose ad affrontare. La Mazda MX-30, però, non poteva essere semplicemente un manifesto di ingegneria applicata alla realtà: aveva ed ha tutt'ora tutte le carte in regola per cavalcare il segmento C-SUV/Crossover aggiungendo semplicemente un motore termico. Ma non uno qualsiasi: l'unico possibile. Il Wankel. Sì perché trattandosi di liberare l'autonomia "bloccata" dal confine tecnologico che in Mazda non hanno voluto svalicare è stato scelto uno dei simboli di libertà della Casa di Hiroshima, ovvero quel "rotativo" che è stato inventato nel 1919 da Felix Wankel ed è stato poi portato in Giappone da Mazuda e Yamamoto con l'obiettivo di dimostrare al Governo giapponese il possesso di una tecnologia proprietaria: l'unica che avrebbe permesso a Mazda di continuare ad operare in campo automobilistico senza essere accorpata - secondo le regole nazionali - ad altri gruppi industriali. Un motore che ha spinto berline sportive dal fascino pazzesco, come la Cosmo, ma anche veicoli commerciali, autobus...ed anche sportive incredibili come la RX-7, che ha mostrato come il Wankel poteva anche essere sovralimentato attraverso turbina. Non è mancato nemmeno l'impegno nel racing di alto livello a questo motore: i tifosi della 24 Ore di Le Mans 1991, infatti, ancora ricordano il grido allucinante di quel motore che ha spinto la 787b alla vittoria. La prima casa giapponese ad ottenere questo incredibile primato nella corsa di durata più dura e famosa al mondo. Un motore ricchissimo di significati che anche in questa nuova MX-30 R-EV ha qualcosa da dire in un sistema plug-in hybrid in cui i 74 CV erogati dal singolo rotore da 830 cc alimentano un pacco batteria da 17.8 kWh in grado di assicurare già di per se 85 km di autonomia. Un valore che è più che sufficiente per gli spostamenti giornalieri del 91% dei clienti della "normale" MX-30 elettrica. Una unicità, quella del plug-in abbinato al range extender, che avevamo visto solo in General Motors con il progetto Volt (Opel Ampera) e nella BMW i3 Range Extender: la differenza stava nel fatto che la Volt poteva far interagire il termico nella catena cinematica, come fa Honda con il sistema ibrido e-HEV della ultima Civic, mentre la BMW era considerata "monovalente" elettrica e quindi il serbatoio di benzina poteva contenere solamente 9 litri di benzina. Con questa Mazda, invece, l'elettrico assume una nuova forma con prezzi che partono da 38.150 euro. Lo stesso della versione full-electric. Ecco com'è la nuova MX-30 R-EV e come andrà a posizionarla Mazda sul mercato italiano.