Caro Emmanuele: in quanto la cultura implichi sempre un lavoro, la rappresentazione di esso potrà apparire nel mercato: bisognerebbe dunque separare sempre che sia possibile entrambi aspetti, cioè direi il sapere in quanto tale ed la non rara ed opportunistica valorizzazione dell' attività umana. Essendo costretto a la precarietà l'essere umano pone anche in primo luogo la sua sovravvivenza invece di concentrarsi nella ricerca della verità: soltanto dopo che vengono superati i bisogni fondamentali possiamo innalzarci salire gradatamente sulla scala dell'essere e aver cura del nostro sviluppo spirituale. Il problema di oggi e che non si riesce facilmente a superare questo primo gradino, poiché si torna ogniqualvolta più una soglia difficile da superare. Ci sono delle aspettative diciamo piantate dalla società che sono in qualche modo imposte al ricercatore del vero: la vita ascetica non viene abracciata da tutti con letizia, anche in precario ha una famiglia da servare in armonia, ed dunque sacrifica la sua spiritualità per aiutare ai suoi. La scelta autentica non è quindi quella dell'eremita: scegliere i limiti ha la sua validità dipendendo dal nostro modo di vita cioè dalla noatra filosofia reale si prendono delle decisioni al riguardo del sapere. Queste scelte non si fanno neanche a tergo della società, neppure senza un retroterra che é la storicità: se questo non è autenticità cosa può esserlo? Grazie peri tuoi riflessioni.
@chiaravisi3 ай бұрын
Ma come è possibile che questo video non abbia condivisioni?
@thegoodswillcameback3 ай бұрын
Grazie Chiara del tuo messaggio. Purtroppo il consenso raramente sta dalla parte della verità. Grazie per le tue parole