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Dante supera l’ultima prova e può salire finalmente al Paradiso. A guidarlo non vedremo più Virgilio, ma a dargli il cambio sarà proprio Beatrice, coperta da un abito bianco, rosso e verde, ossia di colori simboleggianti le tre virtù teologali di fede, speranza e carità. In questo canto Dante giudica veramente se stesso, giudica tutta la sua storia, tutta la sua vita e tutto il percorso che ha vissuto con la donna amata. Vedremo come Beatrice lo accuserà di averla tradita, di averla abbandonata e di aver atteso la salvezza della felicità della vita da altro, inseguendo immagini di bene false che non mantengono mai le loro promesse. Franco Nembrini spiega che in tutto esiste una promessa di bene e di felicità, ma ogni cosa buona va letta e vissuta come segno dell’unico Bene cui ognuno di noi è chiamato. Beatrice si sente offesa, umiliata da Dante, eppure non lo maledice, anzi. Che donna è quella che scende e va a prendere il proprio uomo all’Inferno? Chi è colei che va a raccogliere l’uomo anche quando è a pezzi e non ne rimangono che dei frammenti? Chi è veramente Beatrice per Dante? Con lei e in lei si capisce la misericordia di Dio.