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Per la prima volta la geometria proiettiva e il rilevamento fotogrammetrico, operanti da molti decenni nel campo dell'archeologia, sono stati utilizzati per studiare la Sindone di Torino e il Sudario di Oviedo. La Sindone rivela un fenomeno nuovo, una realtà sconvolgente.
Il tessuto presenta immagini distinte e sequenziali rilasciate da parti del corpo e oggetti in movimento.
Il fenomeno è simile al risultato della fotografia stroboscopica. In essa un unico fotogramma viene impressionato con la luce riflessa da un corpo in movimento, quando un flash emette una serie di lampi a brevissimi intervalli di tempo.
Lamano destra che si stringe a pugno nel tirare un oggetto, identificato nellalunga cinghia di una tefillà, legata intorno al braccio sinistro, prova che si trattò del movimento volontario di un uomo in piena forma fisica.
La stessa mano destra in un’altra posizione, quella più in basso, prova invece che in quel momento il corpo era già notevolmente distaccato dal piano su cui era distesa la parte della Sindone recante l’immagine anteriore del corpo.
Anche il piede sinistro, la mano sinistra, i chiodi, i tefillin, vengono restituiti in decine di posizioni distinte in sequenza.
I risultati degli ultimi anni confermano più volte che una sorgente pulsante, lontana, all’interno del corpo, una sorgente di energia penetrante, di cui è stato identificato lo schema proiettivo, irradiò nei due versi opposti tutti gli atomi del corpo in movimento e degli oggetti in movimento.
La forza di questi risultati sta nella oggettività dei dati e nella ripetibilità della restituzione fotogrammetrica.