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Dopo settimane di una febbriciattola che non passava e analisi di tutti i tipi, Jonathan Bazzi fa il suo primo test per l’HIV e riceve l’esito «con sollievo», nonostante l’esito sia positivo: «perché, anche grazie a Google, avevo iniziato a sospettare tumori di tutti i tipi, perfino la SLA».
Non ha avuto paura di morire perché, appunto, di HIV non si muore - ma ancora troppe poche persone lo sanno, fanno gli screening per le infezioni sessualmente trasmissibili, prendono la PrEP, addirittura confondono il virus (l’HIV) con la malattia (l’AIDS). Colpa di un’educazione che manca nella formazione pubblica, che è colpa a sua volta del grande tabù del sesso…
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