Buonasera professore. Al minuto 45:48, Lei afferma che Cicerone ha utilizzato venerim (perfetto) in dipendenza dell' infinito passato redisse. Ma non avrebbe dovuto usare venissem in quanto trattasi di azione anteriore rispetto all' infinito passato da cui dipende? Le auguro una buona serata
@vincenzopanzeca87117 жыл бұрын
Ha perfettamente ragione, ma a Cicerone tutto è permesso: un congiuntivo non giustificato ufficialmente e un perfetto al posto del piucc. Potrei tentare un azzardo: Cicerone ha forse fatto dipendere il tempo del congiuntivo dal verbo della principale e non da quello della sub di 1°?.. Ecco perché nel mio manuale di traduzione pratica, suggerisco di tradurre a orecchio in indicativo italiano un verbo al congiuntivo che, trovandosi in una subordinata, non si riesce a tradurre con il congiuntivo. Insomma siamo in grammatica, non in matematica. Se un mio alunno avesse tradotto così dall'italiano, avrei segnato errore. Bravo, però, ha capito perfettamente la regola. Distinti saluti e buon anno!
@saverioesposito59907 жыл бұрын
Mica possiamo giustificare il congiuntivo perfetto con la regola di Reusch? Principale (tempo presente) Subordinata ( infinito perfetto redisse) Subordinata di 2 grado, di natura temporale, che vuole il modo indicativo e "attratta al congiuntivo" per assimilazione dei modi. Faccio la prova del nove: tolgo (scito me) e avrò "mi sono riconciliato con i miei vecchi amici, dopo che sono venuto a Roma". Dannazione! Ma sono davvero nella regola di Reusch?
@vincenzopanzeca87117 жыл бұрын
E' un vero peccato che non sia il suo insegnante per me e per lei, perché un 10 se lo sarebbe proprio meritato e io avrei corretto la mia correzione. Lei ha spaccato il capello: ottimo!
@bartycrouchjr44484 жыл бұрын
buongiorno professore, nella frase 1 del primo esercizio dal latino, la relativa impropria composta da quod+ indicativo non vorrebbe il verbo al congiuntivo?
@vincenzopanzeca87114 жыл бұрын
Non necessariamente perché, da una parte, non può essere classificata tra le attrazioni modali non dipendendo da un verbo al congiuntivo o all'infinito, dall'altra, l'azione non è intesa dallo scrivente come possibile o eventuale ma come reale.