Wild horses

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Күн бұрын

Chiunque decidesse di fare un BEST dei Rolling stones, sicuramente ci metterebbe questa canzone, apparsa sul disco Sticky fingers del 1971 (un disco tra i migliori, a mio parere, della band, sia per i testi, opachi e aperti, come conviene alla poesia rock, sia per le musiche che variano dall'acustico all'elettrico, al blues del delta fino a rasentare l'heavy metal. I temi sono scabrosi: la canzone d'apertura, Brown Sugar, tanto per non menare il can per l'aia, parla dell'eroina. Un altro pezzo è Sister morphine... Il titolo del disco significa "dita appicicose" che, forse, allude allo sporcarsi le mani nel fare qualcosa di coraggioso, o, forse, ad altro.... ad ognuno dare la propria lettura. E non dimentichiamo la copertina, opera di Andy Warhol, che mostra un paio di jeans e che nella prima edizione aveva una cerniera che si poteva aprire. Molti pensavano/speravano fosse la patta di Mick, dato che si intravedeva pure un certo "pacco", invece era quella di Joe Dallesandro, attore vicino a Warhol )
Del resto, pure Rolling Stone (la nota pubblicazione che ha preso il nome dalla band che ha preso il nome da un pezzo di Muddy Waters) che ha fatto una lista delle "migliori 500 canzoni di sempre", l'ha inserita al n° 334.
Il problema è che non è certo un pezzo nello stile tipico degli Stones: è acustica, ci suonano, in maniera rilevante dei session man, e soprattutto nessuno sa di cosa parli esattamente. I "Cavalli selvaggi" potrebbero essere solo cavalli selvaggi (da domare, si presume... forse qualche impresa da portare a termine?) ma qualcuno ha azzardato che potrebbe essere un riferimento alla droga (Graceless lady si dice nel testo... non pare probabile che Mick Jagger, l'autore possa dare della "signora senza grazia" ad una donna) o forse il richiamo della "strada" che i musicisti, abituati ad andandare per mesi in tour, sentono quando dovrebbero dedicarsi alla vita tranquilla della famiglia. Keith Richards, autore della musica, forse la scrisse ricercando un'atmosfera malinconica poichè gli mancava il piccolo figlio Marlon, dal quale era costretto a stare lontano per andare in tournee e pare che usò l'espressione «Wild horses».
Si dice anche che Jagger intenda parlare della fine della sua relazione con Marianne Faithfull, la quale, nel risvegliarsi dal coma causato da un'overdose, pare esclamasse ""I cavalli selvaggi non hanno potuto trascinarmi via".
Nell'ultimo verso, le parole cambiano e dice "Li cavalcheremo, un giorno... una nota di speranza?
Vall'a sapè!
Segnalo, comunque, che canto nella stessa tonalità dell'originale. Se, data l'età avanzata, Mick dovesse ritirarsi, faccio presente che mi rendo disponibile a sostituirlo. Stessa paga, ovviamente.
Keith, nell'aprile del 1970 la fece ascoltare a Gram Parson, un giovane cantante americano di cui era diventato amico, che cercava di fondere rock e country. Gram supplicò gli Stones, che non l'avevano ancora registrata, di lasciargliela incidere con il suo gruppo, i Flying Burrito Brothers.
Gram, talentuoso e innovativo ma del tutto sregolato, morirà nel 1973 a ventisei anni per un'overdose.
Le versioni non si contano. Ne cito solo una un po' particolare, di un giovane gruppo newgrass, gli Old and in the way (Vecchi e in mezzo ai... piedi) che la registrarono live nel 1973.
Conoscevo una ragazza, ai tempi del liceo. A me piacevano più i Beatles, a lei gli Stones. L'immagine era che i Beatles erano i bravi ragazzi mentre gli Stones erano brutti sporchi e cattivi. La realtà era assai diversa ma la gente credeva all'apparenza.
Comunque mi mostrò quel disco, con quella copertina così strana e, già allora, mi lasciai incantare da questo pezzo, un po' onirico e psichedelico; immaginavo cavalli selvaggi dalle lunghe criniere che galoppavano liberi nel vento delle grandi praterie.
Questa canzone la dedico a lei.