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Nel febbraio del 1969 il nascente CSAC inaugura presso il Salone delle Scuderie del Palazzo della Pilotta di Parma la sua terza mostra (dopo quelle del 1968 di Concetto Pozzati e di Edmondo Dobrzanski) dedicata a Mario Ceroli [Castel Frentano, 1938]. La rassegna consacra ufficialmente l’arte del giovane artista e scenografo italiano. Il rapporto tra Ceroli e lo CSAC prosegue a seguito della mostra e nel 1978 una parte delle opere esposte, tra cui La grande Cina, vengono definitivamente donate al Centro. Quest’opera è esemplificativa dei due aspetti principali della poetica di Ceroli: il legame con l’arte povera che vede il legno grezzo come unico materiale artistico utilizzato e il legame con la pop art evidente nella serialità e nella ripetitività delle sagome.
La grande Cina, originariamente pensata per la scenografia del “Riccardo III” di William Shakespeare - portato in scena con la regia di Luca Ronconi al Teatro Stabile di Torino nel 1968 - è costituita da una sequenza di 36 sagome intagliate in legno di pino di Russia alte più di 4 metri. Originariamente le sagome, che dovevano rappresentare i soldati della battaglia, erano disposte in una posizione affrontata e circondavano con le immense e statiche braccia tese Riccardo III nella scena finale del V atto. Successivamente le sagome sono state disposte in maniera affiancata, e in numero inferiore, a costituire quella che oggi è La grande Cina.