Eraclito

LEZIONE 3 - I PRESOCRATICI
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Corso: Storia della filosofia antica
Titolo lezione: Eraclito
Capitoli:
0:10 : Introduzione
3:24 : Proemio dell'opera di Eraclito
4:39 : 1° teoria (Teoria del perenne divenire)
5:50 : 2° teoria (Teoria della sintesi degli opposti)
8:21 : Il Fuoco
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Bibliografia: REALE, Giovanni, Storia della filosofia antica (1980), Milano: Vita e Pensiero, 1983.
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[@vanessagold8181]

Grazie infinite per il video. Mi hai aiutato a capire la metafora del fuoco.

[@lucanava9253]

Bellissimo e ben illustrato il concetto di vita esistente solo nel divenire......

[@giovannacarosio8674]

Sei molto bravo spieghi cose difficili in modo semplice!

[@PhilMaxi]

Grazie mille!

[@emmanuelavanzi3998]

il fuoco come elemento simbolico del divenire, infatti è ciò che trasforma gli oggetti con cui viene in contatto , la trasformazione e il divenire degli oggetti è possibile grazie ad un processo chimico e fisico perennemente in atto che può metaforicamente essere rappresentato dal fuoco . o no ?

[@robertosanfilippo4926]

Complimenti per i video e le spiegazioni. Una domanda ...ho letto che Il termine anima è la versione femminile di animo, la cui etimologia è riconducibile al latino animus, con il significato di spirito, che a sua volta corrisponde al greco (anemos) = vento, e che però, il concetto di anima viene confuso con quello di spirito, e che inoltre il concetto di anima appare la prima volta con Socrate, e col suo discepolo Platone, che sarà utilizzato il termine psyché (anima) per designare il mondo interiore dell'uomo, ma sebra che Eraclito già parli di anima, mi piacerebbe capire meglio l’origine dell’anima, ed a chi è attribuibile etimologicamente come parola ed a quale filosofo.

[@PhilMaxi]

Buonasera, ringrazio per la domanda davvero molto interessante. La questione che viene posta è molto complessa poiché i problemi qui evidenziati, prima ancora che filosofici, hanno una natura filologica ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Quando parliamo del termine anima, come ha correttamente evidenziato, ci stiamo riferendo ad un termine latino di derivazione greca (anemos: vento, soffio), ma dobbiamo fare le dovute considerazioni. Il termine greco anemos non ha nessun valore trascendente e non sarà utilizzato dai greci se non per indicare il vento in senso stretto (troviamo poche eccezioni come nell’Antigone di Sofocle). Facendo un passo indietro potremmo dire che il concetto di anima è presente in varie culture ben precedenti alla nascita della filosofia (culture pre-filosofiche), e già queste avevano elaborato un concetto empirico di cosa fosse l’anima: questa veniva associata spesso alla respirazione, un corpo vivo è un corpo che respira. Il termine anima, poi, penetra nella cultura occidentale soprattutto grazie ai poemi omerici che utilizzano il termine psyché (ψυχή) nel significato di ‘principio che attraverso il respiro dà vita al corpo’. La filosofia greca erediterà proprio questo termine per esprimere l’anima, la psyché sarà il corrispettivo dell’animus latino. Eraclito e Platone avranno entrambi un ruolo importante nella ridefinizione filosofica di questo termine, Eraclito infatti sarà il primo a collegare la psyché con l’idea di spiritualità (“i confini dell’anima non li potrai scoprire tanto è profondo il suo logos”) intesa come dimensione opposta alla corporeità, Platone invece avrà un ruolo cardine nell'individuare la psyché come il centro coordinatore delle varie funzioni del corpo. Ma come avvenga il passaggio dalla concezione antica dell’anima a quella strettamente filosofica rimane un mistero di cui i frammenti presocratici ci lasciano a stento qualche indizio.

[@robertosanfilippo4926]

@@PhilMaxi Grazie, molto chiara ed interessante la risposta, mi ha fatto considerare ...come concetto empirico associato alla respirazione....certo mi fa molto senso infatti come la respirazione possa essere l'unica deduzione possibile associabile nella ricerca empirica del concetto di anima, non solo per l'invisibilità della stessa, ma anche per testimoniare l'importanza della respirazione tra la nascita e la morte dell'uomo, le due principali certezze dell'uomo. Per cui "oggettivandola" con il respiro, con vento, con qualcosa che resta volatile come il vento, anemos..... all'idea di anima si associa un concetto, trasmissibile, che termina la ricerca epirica stessa, con la conseguente fine dell'indagine, e solo poi con Platone nasce nuovamente l'esigenza di dover riprendere l'indagine di elementi utili a rinforare l'oggettivazione del concetto di anima, per trasmettere una significanza più efficiente tipo che la nostra fonte di vita abbia delle qualità e delle abilità speciali da cui attingere. Può darsi che a Platone venga attributa la paternità della cosa per aver trovato un modo migliore per oggettivare il concetto lasciandolo comunque fuori dal mondo materiale e confinandolo nel mondo delle idee... mi è venuta questa riflessione.