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Valeria Palumbo, giornalista e storica, nonché critica ed redattrice di Persinsala, risponde a tre domande poste a margine della Lezione di Storia, ciclo di incontri dedicati alla Guerra dei sessi, ideato da Editori Laterza, andato in scena all'Auditorium Parco della Musica di Roma.
La seconda domanda è sul caso di «delirio patologico di gelosia», formula con cui il presidente della Corte d’assise d’appello Giulio De Antoni ha decretato l'assoluzione di dell'ottantunenne Antonio Gozzini dall’omicidio della moglie Cristina Maioli di 63 anni. Sul Corriere si cita la relazione della Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza che si occupa di chi commette reato ed è affetto da disturbo mentale) che avrebbe «rilevato la totale assenza di capacità critica da parte di Gozzini in relazione al reato, giustificata con elementi di natura psicotica [...] l’imputato ha ucciso perché secondo lui era l’unica cosa da fare. E non ne vuole parlare più. Nessun pentimento o ravvedimento». Probabilmente neanche Hitler o Stalin avrebbero mostrato alcun pentimento rispetto alle atrocità commesse. Le risulta qualcosa di analogo in senso opposto (uomini uccisi da donne "gelose" che poi sono state assolte), come valuta questo episodio e che tipo di di società ci "racconta"?