La pronuncia del latino classico

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Religione Romana Gentile

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Күн бұрын

Пікірлер: 14
@elisabettamacghille4623
@elisabettamacghille4623 3 ай бұрын
Sto felicemente col Tardo Impero, cioè con Diocleziano, Costantino, Costanzo, Giuliano e tutti gli altri che almeno fino al 476 cercarono di salvare ciò che rimaneva dell'Impero di Roma.
@albertofabris4334
@albertofabris4334 Күн бұрын
grazie per i video molto interessanti. Ho una domanda. Diversi manuali di linguistica suggeriscono che i dittonghi andassero pronunciati così nel latino classico: ae: come “ai” in “mai” oe: come “oi” in “noia” au: come “au” in “auto” Cosa sapete dirmi a riguardo? grazie!
@katanoisshki2299
@katanoisshki2299 18 күн бұрын
Grazie!!
@ezzovonachalm9815
@ezzovonachalm9815 7 ай бұрын
Il latino ecclesiastico è nato durante i secoli finali del latino, durante la quale anche il resto dei latinofoni parlavano nello stesso modo. Mi sembra un errore voler pronunciare l' Ave Maria,il Pater noster, il Credo,il Tantum ergo, Dies irae dies illa alla moda del latino classico. Quando ero giovane seminarista e che leggevo Virgilio, Orazio,e ben altri, ho provato a recitare il latino ecclesiastico modo classico : fui atterito dalla dysphonia ! dall' inadeguatezza del latino klassiko per le preghiere umili e affettuose dell' Ave Maria, del Adoro te devote latens deitas....
@religioneromanagentile2203
@religioneromanagentile2203 7 ай бұрын
Confermo che il latino ecclesiastico è nato nella tarda antichità. La pronuncia però è andata alla deriva nei vari paesi. In Spagna per esempio leggono Caesar con la "C" spagnola. In UK diventa simile a "Sizar". D'altra parte il cristianesimo, che ha preso il sopravvento nel periodo tardo antico e medievale, è corretto che segua l'impostazione ecclesiale. In questo sito, legato al mondo classico, si preferisce la pronuncia classica per ovvie ragioni. Grazie per il commento.
@ezzovonachalm9815
@ezzovonachalm9815 7 ай бұрын
@@religioneromanagentile2203 Libero a voi di preferire la pronuncia classica.Sicome non ho la fortuna di essere stato a Roma ai tempi di Cicerone, Orazio, Virgilio non ho idea sul loro modo di pronunciare la loro lingua.
@religioneromanagentile2203
@religioneromanagentile2203 7 ай бұрын
Come già detto, non sono contrario alla pronuncia ecclesiastica, ma per chi legge i classici è più indicata la pronuncia classica. Se lei preferisce leggere la Vulgata e dire česar invece di kaesar, buon per lei. Posso consigliarle l'ottimo volume "Vox Latina", guida alla pronuncia del latino, "A Natural History of Latin" una buona storia della lingua latina. Se poi la scelta della pronincia è legata al paradigma religioso (ecclesiastico) allora non c'è argomento che tenga, continui così.
@giannivulcano1416
@giannivulcano1416 Жыл бұрын
Una cosa che non sono mai riuscito a capire e alla quale non trovato alcuna convincente risposta, -almeno nei libri che ho letto finora-: come, quando e perchè la C e la G davanti alle vocali E ed I da "velari" sono diventate palatali? Non capisco come possa essere avvenuto un simile cambiamentog, tanto più che in lingue analoghe al latino, come il greco, non è avvenuto nulla di simile. Grazie per la risposta!
@religioneromanagentile2203
@religioneromanagentile2203 Жыл бұрын
Buongiorno Gianni e grazie per l'ottima domanda. Premesso che non ci sono regole matematiche condivise da tutte le lingue, tuttavia i linguisti sono riusciti ad isolare alcuni fenomeni ricorrenti tra i quali, appunto, la palatizzazione. Nell'ambito della linguistica europea, nel protoindoeuropeo sono state ricostruite tre consonanti sorde gutturali (suono c duro): k, k' e kw. La prima la conosciamo, l'ultima la ritroviamo in “quo”, “qua”, la seconda - nelle lingue italiche - ha dato gli stessi risultati della k, ma in altre lingue ha dato risultati diversi. La palatizzazione dal protoindoeuropeo alle lingue storiche si attesta per: il sanscrito, l'avestico (Persia), l'armeno, l'antico irlandese (lingue celtiche), il proto slavo ed il lituano, eccetera. Nel greco classico, come da lei giustamente riportato, non c'è la palatizzazione, ma nel greco moderno ci sono degli esempi, per esempio il loro “ciao” (hia-su) Γεια σου si legge rendendo la gamma (una volta occlusiva velare sorda) con una fricativa palatale (lingua approssimata al palato con passaggio d'aria). In quest'ottica, la palatizzazione del latino, per quanto tardiva, rientra nella tendenza delle lingue sorelle. Mentre nel caso della trasformazione dei dittonghi “ae” ed “oe” ad “e” si possono dare delle date, basate su errori di ortografia documentati, per la palatizzazione questo non è possibile, ma con buona approssimazione si tratta di un processo che nel tardo impero era già in atto. Spero di aver risposto alla sua domanda e grazie ancora per l'ottimo intervento! Cordiali saluti, Mario
@giannivulcano1416
@giannivulcano1416 Жыл бұрын
@@religioneromanagentile2203 Tuttavia rimane difficile comprendere come sia questa mutazione fonetica: mentre per la contrazione dei dittonghi è quasi intuitivo capire che essi tendono a diventare un unico suono , oltre ad avere diverse attestazioni epigrafiche (mi ricordo ad esempio il celebre graffito ritenuto da mano cristiana "Alexàmenos sebete Theon" -"sebete" anzichè "sebetai-) dal che si deduce che già nel II secolo era avvenuto tale fenomeno, non altrettanto chiaro, almeno per me, coma ad esempio "kertus" sia divenuto "certus". So però che tale fenomeno fonetico è apparso nelle regioni occidentali (aree italica, iberica e gallica) mentre una pronuncia più fdele all'antico si è mantenuta nelle regioni orientali balcaniche (ora però mi sembra che pure nel Romeno e negli idiomi neolatini minori di quelle si sia avuta la "palatalizzazione". Un altro fenomeno abbastanza chiaro è il passaggio a "z" della T seguita da i+vocale, poichè anch'esso è attestato da epigrafi (ad esempio si trova "Crescentsianus" già nel III secolo.
@ezzovonachalm9815
@ezzovonachalm9815 7 ай бұрын
@Giannivulcano Una delle leggi della linguophonia è la legge dello minimo sforzo. Blasciucare la C /K chiede meno energia che pronunciarla come K.
@Glossologia
@Glossologia 6 ай бұрын
Forgive me for writing in English: in reality, palatalization of the velar consonants *has* happened in Greek, and is an incredibly common phenomenon across languages. In standard modern Greek κ is pronounced as a palatal stop before /e/ and /i/, so και is pronounced [ce] ('c' is the symbol for the palatal stop in IPA), as opposed to Italian 'che' which is pronounced [ke]. However, in Cypriot Greek it has progressed to /t͡ʃ/, so in Cyprus today και is pronounced [t͡ʃe], just like Italian 'ce' as in 'certo'. This shift also happened in south Italian dialects of Greek such as Calabrian Greek, where και is written and pronounced like Italian 'ce'. The same shift also happened in Old English - for instance, the modern English word 'church' is from Old english 'cirice', which is cognate to Icelandic 'kirkja,' or Dutch 'kerk'. And actually, in Faroese, the closest language to Icelandic, the same word 'kirkja' is used for 'church' with the same spelling as Icelandic, but it has come to be pronounced /ˈt͡ʃɪrt͡ʃa/ (more or less as if it were spelled 'circia' using Italian spelling). This process also happened multiple times in Romanian. In Romanian /ki/ and /ke/ became /t͡ʃi/ and /t͡ʃe/ just like in Italian, and /kwi/ and /kwe/ became /ki/ and /ke/ just like Italian, so in both languages Latin 'quid' came to be pronounced /ke/. However, in Romanian, this palatalized again, and so now 'what' in Romanian is 'ce', pronounced /t͡ʃe/. Palatalization usually happens in stages, starting with palatal stops like in Modern Greek, but it is an incredibly common process.
@religioneromanagentile2203
@religioneromanagentile2203 6 ай бұрын
@Glossologia yes, it is true! And thank you for writing 😊
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