Egregio Dott. Colaianni e quale sarebbe una possibile soluzione per non divenire scheletri?
@TheDyland0g6 жыл бұрын
Grazie, una spiegazione perfetta
@59Angela3 жыл бұрын
La rabbia è provocata dal comportamento sbagliato degli altri nei nostri confronti e soprattutto dalle ingiustizie sociali
@skyjuke20066 жыл бұрын
Bella la leggenda pedagogica di Procuste e Teseo.
@ymorimac2 жыл бұрын
La rabbia. Molti parlano della rabbia come un qualcosa che ci assale e che forse ci abbiamo pure ragione ad arrabbiarsi. E spesso diamo la colpa a qualchedun altro "Tu mi fai arrabbiare", diventa cioè quasi una sorta di minaccia. La rabbia l'accettiamo abbastanza bene quando è nostra mentre se qualchedun altro si arrabbia con noi gridiamo allo scandalo. E diciamo "Ma tu sei aggressivo.". La rabbia è una emozione come tutte le altre. Le emozioni sono un movimento da uno stato di quiete. Hanno una buona ragion d'essere. Stranamente nasce da quella nostra tendenza di far fotografie e distinguere le cose in ciò che è bene e ciò che è male. Di avere come un lettino di Procuste. Fu l'eroe Teseo a vincere questo Procuste. Teseo è l'espressione della risoluzione di un problema. Per accogliere le persone nella nostra città, vita abbiamo la tendenza ad accogliere quello che sono uguale a noi o che rientrano nella nostra misura. Tutte quelle che non rientrano nella nostra misura noi abbiamo la tendenza a farsi o allungarli o a tagliarli per poterli accogliere uguale. Questo è l'Origine di tutti i mali. E se sono un gigante è l'origine della rabbia, della aggressività. I sofisti dicevano che l'Uomo è la misura di tutte le cose. Noi abbiamo una misura. Se siamo dei giganti aggrediamo e se non lo siamo stranamente rischiamo di impaurirci, non riusciamo a interagire per bene, possiamo reagire con la fuga. La fonte delle nostre emozioni è sempre una misura. La nostra mente è finalizzata. Ed è finalizzata ad accogliere qualcosa che colmi il nostro bisogno. E la nostra mente tende a mantenere stabile un qualcosa che mi ha fatto bene. Tende a difendere un equilibrio raggiunto. Se sono un gigante aggredisco, se non sono un gigante io scappo, temo oppure creo una specie di bunker. Mi chiudo come in un bunker sperando che non mi facciano morire, che non vengo sopraffatto. Ma voglio il mondo a cavoli mia e posso solo accogliere chi ha la mia misura. Chi non ha misure capaci di squilibrarmi. E dato che non ho la forza di un gigante per imporre la mia misura e non sono nemmeno capace di scappare perché penso di essere acchiappato da qualcuno rischio di chiudermi in un bunker nella disperata difesa della mia misura, del mio mondo. Per non farmelo strappare di mano, per non farmelo distruggere questo bene che ho conquistato a fatica, questo equilibrio. Il lettino di Procuste è l'Origine di tutti i mali possibili, di tutte le emozioni, di tutte le diagnosi del libro dell'Ordine Mondiale della Sanità. Senza lettino e senza misura ci rapporteremo con le persone. E la nostra misura di vita è cercare di realizzare i nostri desideri e poi lasciare che il mondo stesso vada come vada. E cioè se ci riesco bene festeggio e se va male aggiusterò. Io mi arrabbio? Io sono triste? Io mi costruisco un bunker? No. Perché io faccio il mio. Come la mia testa deve fare, perché è un organo che deve servire il corpo e deve servire anche qualche suo ricordo buono. Devo cercare di mantenere e di tornare in equilibrio come era andato in equilibrio nel passato. Ma poi non usa nessun tentativo di farsi che per fare il mio cerco di piegare gli altri a questo mio, questa mia misura. Questo mio equilibrio non diventa una misura per accogliere o non accogliere ma diventa un fine che debbo raggiungere. Se lo raggiungo festeggerò, se non lo raggiungo aggiusterò. E se la mia vita verrà guidata da questo, diciamo pure da questo lettino di Procuste ad assetto variabilissimo, io sarò felice. Io otterrò tutto ciò che voglio, diversamente dovrò aggredire, dovrò scappare, dovrò crearmi un bunker inespugnabile da cui non uscirò come un baco da seta che tesse il suo filo, si crea un bozzolo e poi diventa una farfalla. Noi diventiamo uno scheletro dentro quel bunker.