Рет қаралды 38,500
Nel 1995 avevo fatto uscire questo video, costato parecchia fatica, sotto l'etichetta "RAILS 8" in cui riprendevo tutta la linea da Udine a Villach. Recentemente ho fatto delle riprese sul MICOTRA, fino a Tarvisio Boscoverde e ho pensato, prima di metterlo in rete, di postare questo che documenta molto bene quanto era bella la ferrovia solo 18 anni fa: il DL di Udine oggi non c'è più, come lo scalo di Pontebba oggi orribilmente deserto. La linea oggi è il fantasma di se stesso, ma quello che stupisce è l'asoluta volontà distruttiva da parte di chi dovrebbe sì preservarla, ma sopratuttto potenziarla. Paolo Rumiz, giornalista di Trieste, ha scritto a quella caricatura di Presidente che abbbiamo una lettera aperta, bellissima, che naturalmente non ha avuto risposta e di cui pubblico la prima parte perché YT non mi consente di pubblicarla integralmente.
Signor Presidente Napolitano, vorrei parlarle del "tappo" che le ferrovie italiane stanno mettendo alla locomotiva del Nord. E' un tema di cui non si parla perché i politici non vanno in treno, e forse non ci vanno nemmeno i gestori del servizio. I politici, i boiardi di Stato e i grandi dell'economia non sanno cosa significhi impiegare due ore e dieci tra Venezia e Trieste. Io, che sono triestino e ho speso infiniti giorni della mia vita su quei binari morti solo per restare attaccato al mio Paese, lo so benissimo. E ogni volta che salgo su quella tradotta mi dico: ma come, per avere la mia città l'Italia ha speso la vita di 600 mila ragazzi e ora la tiene a sé con un unico doppio binario percorso da treni di lentezza esasperante? Le diranno che la causa di questo è il confine infelice che circonda la città "cara al cuore". Io dico di no. La causa è la politica di Trenitalia. Vede, Presidente, oltre quel doppio binario, non esiste più niente. Tutto il resto di quella che fu una rete gloriosa ed efficiente (in gran parte austriaca) è stato disattivato, smantellato, venduto. A quasi un secolo dalla Grande Guerra, ora che gran parte delle barriere sono cadute con i Paesi vicini e la città che fu porto di un impero si ritrova nuovamente al centro d'Europa, proprio ora assistiamo allibiti alla rottamazione di un patrimonio su cui costruire il futuro non solo di Trieste ma dell'intera economia del Nord, priva di vettori commerciali verso il Danubio. La rete che ancora collega l'Italia a quel retroterra, lo stesso che fece la fortuna della mia città, non solo non viene riattivato ma viene tolto dalla mappa ferroviaria d'Europa. Abbiamo appreso che il capo di Trenitalia Moretti verrà a Trieste per liberare la città dagli ultimi ferri "inutili" e dai suoi ostinati progetti di futuro. Ma è da anni che, con la parola d'ordine "rete snella" ci tolgono binari di precedenza, ci declassano fermate, ci riducono all'osso gli scali merci, ci degradano a raccordi industriali linee importanti transfrontaliere, ci svendono caselli e piccole stazioni, lasciando le altre alle ortiche. (continua)