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Lui è Zion e questa è la sua giornata tipo. Quando la madre, dopo il parto, ha scoperto che suo figlio non aveva le gambe, lo ha dato in adozione e non si è fatta più vedere. Dicono che la vita somigli a una lotta dove bisogna restare ben saldi contro i colpi che cadono su di noi all’improvviso; sarà per questo che lui, che di botte ne ha prese fin dal primo respiro, nella lotta professionistica ha trovato il suo riscatto: “Non venire da me a dirmi che non posso farlo. Soprattutto quando ho lavorato duramente per farlo”. La vita del 22enne Zion Clark non è una favola, piuttosto un miracolo che ha realizzato da solo, con la forza di queste braccia che gli permettono di sollevare anche 100 kg, quasi il doppio del suo peso. Ma non è stato sempre così; la sindrome che ha segnato la sua vita si chiama regressione caudale, una malattia rara che non gli ha mai fatto sviluppare gli arti inferiori, costringendolo subito alla sedia a rotelle. Era un bambino solo, con la testa piena di domande, bullizzato che veniva trasferito da una famiglia all’altra in tutto l’Ohio. Cambiavano le case, le persone ma non il risultato: lui veniva sempre messo alla porta: “Non sono stato adottato fino a quando ho compiuto 17 anni, quindi sono stati 17 anni consecutivi di affido, attraverso le peggiori situazioni possibili”. Alla fine è stata l’impiegata dei servizi sociali che per tanti anni gli è stata accanto ad adottarlo e a fargli scoprire il significato della parola mamma, mentre una figura paterna l’ha trovata nell’allenatore della squadra di lotta della scuola: "Durante il liceo, la gente mi guardava e pensava: 'Oh, è il ragazzo senza gambe'. Poi andavo là fuori, mettevo ko il mio avversario, e le stesse persone, allontanandosi dal tappeto, si chiedevano cos’era appena successo". Zion ha sfidato i suoi limiti e quando ha capito che niente gli avrebbe impedito di essere felice: semplicemente, li ha superati. Oggi ha una fidanzata e un grandissimo sogno da realizzare, diventare la prima persona a partecipare sia alle Paralimpiadi che alle Olimpiadi, nella corsa su pista e nella lotta: “Ce la sto mettendo tutta per fare parte della squadra olimpica nel 2020, il prossimo anno. Sono destinato a questo. Voglio quell'oro, amico. Voglio la gloria olimpica. 'Sono l’uomo più veloce della Terra'; è questo quello che voglio poter dire un giorno". Perciò la prossima volta che sarete tentati di arrendervi pensate a questo campione, che ha trasformato le difficoltà in un trampolino per spiccare il volo.
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