Grazie mille professore. Da collega filosofa, adoro le sue lezioni e il suo modo di fare filosofia!
@filippo43594 жыл бұрын
Molto bravo, ho capito benissimo la spiegazione, migliore rispetto a quella del mio libro!!!
@francescomamone5839 Жыл бұрын
Grazie mille prof
@narcisafurlan44582 жыл бұрын
Dove e il PDF
@andreastella95684 жыл бұрын
Ciao.Complimenti,bei video.A certo punto del video ,se ho capito bene, dici che L'Essere è per Parmenide quasi un dio-principio generatore di tutto..Ma se ,come dice Parmenide, niente è generato,come può concepire l'Essere quasi un dio-principio generatore di tutto?Quasi un dio -principio con le caratteristiche che descrivi più avanti nel corso del video si',ma non un quasi dio che genera.La generazione,secondo Parmenide, è un processo che implica il movimento, quindi il non-essere. Parmenide critica le caratteristiche che i milesi avevano attribuito all'"archè" in quanto processo generativo di tutte le cose,quindi non può concepire l'Essere quasi un dio-principio generatore di tutto perchè in questo modo ammetterebbe il non-essere.
@PhilMaxi4 жыл бұрын
Ciao Andrea, grazie per il tuo commento, la tua posizione coglierebbe sicuramente nel segno se considerassimo Parmenide esclusivamente nelle sue due vie principali, quella della “verità assoluta” o quella dell’“errore assoluto”, (che sarà poi la posizione che a grandi linee adotterà Melisso) ma ricordiamoci che Parmenide scoprirà una fondamentale terza via, quella della plausibilità. Il pensatore di Elea si accorge ben presto che se le due vie permettono di spiegare razionalmente “l’Essere”, non possono spiegare il divenire, il movimento ecc… insomma, se la filosofia si fosse limitata a queste due vie sarebbe stata del tutto inutile per la comprensione dell’universo e dei suoi fenomeni. Leggiamo di seguito in Giovanni Reale “Parmenide, oltre alla Verità e alle Opinioni fallaci dei mortali, riconosceva la possibilità e la liceità di un certo tipo di discorso che cercasse di dar conto dei fenomeni e delle apparenze senza andar contro al grande principio, cioè senza ammettere, insieme, l’essere e il non essere”. E infatti dal frammento 9 leggiamo “e poiché tutto è stato denominato luce e notte/e questi nomi furono dati, a seconda dei loro caratteri, a queste cose e a quelle/tutto è pieno ugualmente di luce e di oscura notte/uguali ambedue, perché con nessuna delle due c’è il nulla”. Allora la domanda che sorge ora spontanea sarà: Parmenide avrebbe potuto parlare di un processo generativo da parte di un “principio/Essere”? la risposta sarà quasi certamente sì, ma solo se il processo di generazione verrà ora inteso come un processo che va dall’essere ad altro essere e che la forma di cambiamento presa in esame sia di natura ontologicamente diversa da quella che comunemente conosciamo, possiamo essere abbastanza certi di ciò grazie ad uno scritto di Teofrasto in cui si parla di come Parmenide considerasse la morte un semplice cambio di stato dall’essere all’essere “che Parmenide attribuisca la sensazione anche a quel principio contrario assolutamente considerato (il principio notte) è evidente da quel punto in cui afferma che il cadavere non ha sensibilità per la luce, per il caldo, e per il suono, per il fatto che è scomparso il principio igneo, però ha sensibilità per il freddo, per il silenzio e per gli elementi contrari”, per contrasto ci accorgiamo bene che se la morte è passaggio dall’essere ad un altro tipo di essere così sarà la generazione. Tutto ciò non farà che generare una serie di ulteriori contraddizioni che non ci è dato sapere se Parmenide arrivasse mai a maturare consciamente o provasse a risolvere in qualche modo, possiamo solo esporre il suo pensiero fin dove lo ha sviluppato lui stesso.
@andreastella95684 жыл бұрын
@@PhilMaxi Mi sono dimenticato di scrivere che ho iniziato da poco tempo a occuparmi di filosofia... Ho appena finito di leggere un libro molto divulgativo , "filosofia.Corso di sopravvivenza", di Girolamo De Michele il quale scrive(faccio una sintesi,non riporto il testo originale) che per Parmenide la "physis" non è un processo,una produzione,un movimento che si genera da sè,come intendevano i filosofi che sono venuti prima di lui.Inoltre, lo scrittore scrive che la "physis" non è quello che vediamo stando in mezzo alla natura:quello che percepiamo attraverso i sensi è il fenomeno(ciò che appare) non la "physis".E' vero?A me sembra di aver capito guardando diversi video(se forse ho capito male è perche chi fa i video non approfondisce abbastanza il concetto di "physis",quindi è facile confondersi) che la "physis" per i presocratici coincida con la reatà in generale:mentale e fisica.Ad esempio,Per Anassimandro la "physis"(concetto strettamente legato sotto molti aspetti all'"archè") è l'"apeiron".Questa sostanza in natura non si vede perchè è una realtà mentale.La physis però,se ho capito bene, è anche la natura che percepisco guardando un tramonto o toccando un albero.Perchè quindi per lo scrittore la "physis" non è quello che vediamo stando in mezzo alla natura?Si tratta di un'interpretazione?Ciao, grazie.
@domeniconotarnicola16284 жыл бұрын
La verità è una e inutile girarci intorno!!!! Bla Bla Bla Bla