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Rete tranviaria di Trieste: il tram 2, il tram di Servola
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La distruzione del verde triestino fu iniziata dal sindaco Illy, che fece tagliare tutti gli alberi delle Rive, liquidando così per sempre la secolare tradizione del "liston" sulle Rive, che d'estate sono ormai simili ad un'autostrada sahariana. L'opera distruttrice continuò con di Piazza, che trasformò l'area dello storico Ospedale della Maddalena, con i suoi alberi secolari, in un autentico cratere lunare. Tra un disboscamento della Val Rosandra e l'altro, e la diuturna sparizione di un albero qua e là, ora il suo impegno continua in piazza della Libertà. Però l'eliminazione del platano - monumento della Rotonda del Boschetto, che forse era l'albero più antico della città, è la prova che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Fu soppresso con la solita accusa d'essere troppo vecchio e/o malato, ignorando che i platani sono tra gli alberi più longevi, e a tutte le latitudini: ci sono platani plurimillenari sulle isole di Creta o del Negroponte, come veniva chiamata l'isola di Limni, e sono ancora vivi i platani piantati da Pietro il Grande a San Pietroburgo. Inoltre, sono vivi e vegeti i platani piantati dalla compianta Defonta a Zagabria, o quelli di Villaco dove, per non doverli tagliare, un'intero quartiere fu costruito seguendo la disposizione delle antiche piante. Quindi non era una questione d'età, nè di salute, perchè il suo tronco trasformato in una scultura testimonierà per sempre, che il povero albero era sano come un pesce, anzi, come un mussolo!