Tenuta Santi Giacomo e Filippo, il Montefeltro che non ti aspetti da scoprire attraverso i suoi vini

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20 күн бұрын

URBINO - Parafrasando una vecchia pubblicità di una celebre caramella alla menta, si può dire che la Tenuta Santi Giacomo e Filippo è un'oasi sconfinata con il vino intorno. Basta una vista d'insieme per accorgersi di come in quest'azienda, in cui la vista si perde all'orizzonte nel cuore verde del Montefeltro fino a far intravedere il Sasso di Simone, già Toscana, la vite abbia un ruolo da comprimaria, ma non per questo indugi a rappresentare un'espressione interessante dei vitigni che la famiglia Bruscoli ha deciso di impiantare agli inizi degli anni Duemila. Almeno vent'anni dopo, cioè, da quando questa realtà tutta da scoprire a due passi da Urbino ha iniziato a prendere forma.
È stato il nonno di Marianna Bruscoli, determinata quarantenne oggi al timone, ad acquisire la prima, grande, porzione di terra, poi cresciuta ancora fino a superare i 300 ettari odierni, di cui solo 14 vitati. Industriale del legno, passò poi la palla al figlio che diede il vero impulso alla crescita dell'azienda che ha però assunto le sembianze attuali proprio grazie a Marianna.
Il progetto agricolo nasce a metà degli anni Ottanta, ma è all'inizio dei Duemila che si concentra sulla viticoltura, che comunque con circa 50mila bottiglie rimane una piccola fetta della produzione, costituita da colture estensive di cereali e leguminose, cinquecento piante di ulivo, arnie per la produzione di miele di acacia e millefiori e diverse tipologie di confetture.
L'acquisizione di un vecchio borgo contadino con tanto di chiesetta consacrata di origini trecentesche - caso rarissimo in una proprietà privata - custode di un affresco della scuola pittorica di Raffaello, è stato l'inizio di un complesso progetto di restauro conservativo durato circa quindici anni che oggi consegna un wine resort con spa e piscina, oltre ad un maneggio e tre laghetti nati da antiche cave per il ciottolo sui quali si affaccia un vecchio capanno di pescatori riconvertito a spazio per matrimoni. Sono soprattutto gli stranieri a scegliere questa destinazione, che consente un'immersione nella natura incontaminata attraverso tour a piedi, in ebike o a cavallo, in pieno relax, in una terra di confine capace di rappresentare la sintesi perfetta tra i paesaggi marchigiani e quelli toscani, e in posizione baricentrica per scoprire straordinarie bellezze del nostro paese, a partire dalla vicina Urbino, con il centro storico patrimonio dell'Unesco.
Ma oggi Marianna è del vino e con il vino che vuole parlare al mondo, consapevole delle difficoltà a farlo per uno spicchio di terra escluso dalle importanti denominazioni - lei stessa ha preferito l'Igt alle Doc - e fuori dalle rotte turistiche più blasonate, nonostante la Tenuta registri circa 12mila presenze l'anno. Ma con tanto da raccontare, come la coltivazione dell'Incrocio Bruni 54, creato dall'ampelografo Bruno Bruni nel 1936 dopo 54 tentativi di incrocio tra Verdicchio e Sauvignon, e che oggi interessa appena 30 ettari nell'intera regione Marche con una ventina di cantine a vinificarlo.
I presupposti ci sono tutti perché i vitigni su cui ha puntato sono in gran parte autoctoni, come il Biancame, il Verdicchio, il Montepulciano e il Sangiovese, e quando non lo sono, come il Syrah vinificato in rosa, grazie al lavoro in vigna - regime biologico, terreni di fondovalle argillosi e limosi - e in cantina, dove si porta avanti anche l'affinamento in anfora, danno vita a espressioni particolarmente interessanti.
La scelta dei vitigni da impiantare - era il 2006 - è il frutto dell'incontro tra il fratello di Marianna, Alberto, che oggi si dedica esclusivamente all'industria del legno di famiglia, con l'enologo Roberto Potentini, che tutt'oggi segue l'azienda. Così, si impiantano i primi ettari di Sangiovese grosso toscano prima di decidere di destinare i terreni lungo il fiume Foglia alla bacca bianca e quelli sulla collina ai vitigni a bacca rossa.
I primi anni, grazie alle prove fatte nella cantina sperimentale dell'Assam (l'Agenzia per l'innovazione nel settore agroalimentare della Regione Marche), è stato possibile capire quali fossero le potenzialità dei terreni.
"Abbiamo voluto creare una cantina che potesse gestire integralmente tutta l'attività vitivinicola dell'azienda, anche la riferementazione in autoclave per la produzione di spumanti metodo Martinotti", racconta Marianna, che sembra non lasciare nulla al caso.
Oggi vengono coltivati anche Petit verdot e Merlot e sono 8 in tutto le etichette: il Bellantonio, un Incrocio Bruni 54 in purezza, il Fortercole, Sangiovese in purezza non filtrato, il Fogliola Bianco, un vino quotidiano che vuole rievocare la semplicità di una volta, dalla vendemmia 2023 con tappo a vite, il Fogliola Rosso, base Sangiovese, il Bellantonio elevato in anfora, il Ca'Rosello, un rosato 100 Syrah e i due spumanti, Insabecta Brut con Verdicchio e Insabecta Rosato con Syrah in purezza. E presto arriverà anche il metodo classico, le cui bottiglie sono già in affinamento.

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