HITLER E LA FUGA IN ARGENTINA

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LA LINEA DELLA MEMORIA

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Күн бұрын

Ma un’equipe di scienziati americani non ha forse dimostrato, con l’analisi del DNA, che i presunti resti di Hitler in possesso dei russi - in particolar modo il cranio - appartengono in realtà ad una donna di circa 40 anni? E dunque il Führer non potrebbe essere davvero fuggito in Argentina dato che si parla con così tanta insistenza di questa destinazione? Non si capisce poi perchè i sostenitori della storia uffciale continuino a tirare in ballo l’esame forense delle presunte arcate dentali di Hitler, conservate a Mosca , visto che i russi non permettono a nessuno di analizzarne il DNA? Queste sono alcune delle domande che il caso Hitler continua a suscitare. Perchè il sudamerica - ed in particolare l'Argentina - sono tanto gettonati tra le possibile mete di una ipotetica fuga di Hitler? Come in ogni leggenda che si rispetti, anche in questa, elementi reali si mescolano ad altri assolutamente immaginifici. Dovete tenere presente che il regime nazista aveva consolidati rapporti - anche economici - proprio con il Sudamerica e la cosa era perfettamente nota all'opinione pubblica dell’epoca. Altrettanto noto era il fatto che a quelle latitudini esistevano ampie comunita germaniche. Queste informazioni sono in parte autentiche e costituiscono il terreno di coltura ideale entro il quale piantare e far germogliare l’intero complesso di leggende sulla fuga del Fuhrer. Ma ancora basta. A questi primi ingredienti se ne deve aggiungere un altro: Il reale arrivo in Argentina di almeno due U-Boot tedeschi. Il caso più famoso avviene il 10 luglio 1945 ed è quello che da il via a tutte le leggende sui sommergibili. In quella data infatti, l'U530, al comando di un giovane sottotenente di vascello, il 24enne Otto Vermuth, attracca a Mar der Plata e si consegna alle autorità. La stampa Argentina si impossessa subito della notizia ipotizzando che Hitler ed Eva Braun siano a bordo del sommergibile. Vengono pubblicati una sequela di articoli nei quali si parla di un Hitler forse vivo e vegeto. Il 18 luglio, sempre sulle pagine di una rivista argentina che si chiama «Critica» prende vita anche la famosa leggenda che vuole il dittatore nazista al sicuro al Polo Sud. Il pediodico ipotizza infatti che il Fuhrer abbia trovato rifugio in una zona antartica dove le temperatrure sarebbero sopportabili. Come vedete, tutti gli elementi per costruire il mito della fuga sono serviti e le segnalazioni cominciano a fioccare. Lasciamo agli psiocologi e ai sociologi il compito di spiegare come funzionano questi ben noti meccanismi. A noi interessa sottolineare il fatto che l'U530 arriva in Argentina il 10 luglio con ampia eco sui giornali di mezzo mondo. Passano solo pochi giorni, e ad agosto arriva agli uffici del FBI la segnalazione più citata dagli storici alternativi. Si tratta del rapporto che vedete scorrere alle mie spalle e che contiene il dettagliatissimo racconto dello sbarco di Hitler in Argentina. Da dove arriva questa notizia? A rivelarla è un certo Robert Dillon, che l’FBI ci dice essere un attore radiofonico con alle spalle quale qualche comparsata al cinema...
BIBLIOGRAFIA E FONTI
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Bess Lovejoy, Rest in Pieces. The Curious Fates of Famous Corpses, 2014.
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Alexey Semyonovich Likharev, I veterani ricordano l’offensiva di Berlino, in Pravda, 8.5.2021.
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Jean-Christophe Brisard, Lana Parshina, La mort d’Hitler, Librairie Arthème Fayard, 2018
MUSICHE
John McCormack
«It's a Long, Long Way to Tipperary»
Kai Engel
«Dark Alleys»
Damiano Badaloni
«Funeral Battle»
Kai Engel
«Homeroad»

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